Il presidente Usa, Donald Trump, pensa al ritiro delle truppe militari americane dai territori della Germania. In serbo c’è la decisione di spostarle in Polonia.
Sicuramente non una mossa inaspettata quella di Trump, che pensa (e sicuramente lo metterà in atto) allo spostamento della sua forza militare in Germania. Il nuovo territorio da “occupare” è quello polacco. In cima alla lista dei pensieri del presidente Usa c’è proprio la Polonia, “forte” alleato sul fronte dei nazionalismi mondiali. Trump ha spesso imputato alla Germania (semmai dovessimo considerarla tale quando si parla di fattori bellici e da chi decide di effettuare meno test da Covid-19) di non rispettare l’impegno che prevede l’aumento delle spese militari al 2% del Pil. Se la mossa poteva risultare essere dietro l’angolo, altrettanto inaspettato, però, è stato l’annuncio. Arrivato a sorpresa in occasione della visita alla Casa Bianca del presidente Andrzej Duda. La comparsa del leader polacco è stata la prima di un Capo di Stato alla Casa Bianca dall’inizio dei lockdown. Un chiaro segno anche da parte della Polonia in vista degli schieramenti geopolitici.
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Trump sposta le truppe in Polonia: mossa con scopi precisi
Prima l’attacco alla Germania: “Saremo soddisfatti solo quando tutti i membri pagano la quota giusta” (riferendosi tra le righe proprio alla nazione tedesca). Poi l’occhiolino strizzato al partner polacco: “Un vero amico e un partner fidato da quasi 250 anni”. Per Duda l’appoggio politico di Washington è prezioso a una settimana dall’elezione presidenziale a Varsavia. Il partito Legge e Giustizia di Duda è una forza conservatrice e nazionalista, con valori simili a quelli di Trump. Mister Donald grottesco sui numeri, ma chiaro, come sempre, sulle sue idee. Far sì che arrivi il messaggio di “abbraccio” a tutte quelle nazioni europee che non si riconoscono e vogliono distaccarsi dalla “Vecchia Europa”, come spesso viene definita dai leader di potenze mondiali che cercano di imporre il proprio dominio sul nostro continente. Non siamo, invece, arrivati al momento in cui abbiamo bisogno di unirci, noi, come continente, a protezione degli stati europei in un’unica comunità, tornando ad essere divulgatori di arte, bellezza e creatività?
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