Per Garrett Rolf l’accusa è quella di omicidio. Il poliziotto americano che ad Atlanta, appena quattro giorni fa, sparò e uccise l’afroamericano Rayshard Brooks.
Arrivano undici capi d’accusa per Garret Rolf, l’ex agente di polizia che, nella notte del 14 giugno, sparò e uccise l’afroamericano Rayshard Brooks. Tra questi c’è quello di omicidio. L’ormai ex agente di polizia aveva sparato all’uomo di origini afroamericane dopo un controllo con l’etilometro. Brooks si era ribellato, riuscendo a scappare, proprio e durante il momento del test alcolico. Rubando un taser dei poliziotti si è dato alla fuga, raggiunto poi da due colpi di pistola, che lo hanno “freddato” alla schiena e lasciato senza vita fin dai primi istantu. Secondo l’accusa, l’uomo, al momento della fuga (di spalle e lontano dai poliziotti) non costituiva un pericolo in alcun modo. La difesa, invece, afferma che: “L’agente in questione ha sentito un forte sparo di pistola e una luce davanti a sé, sparando poi per la sua sicurezza e per quella dei cittadini”.
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Appresa la notizia, dell’accusa di omicidio per Garret Rolfe, i compagni di reparto e altri agenti di polizia di Atlanta hanno dato vita ad una massiccia protesta, schierandosi, a tutti gli effetti, dalla sua parte. Una protesta normale, ma, al tempo stesso, abbastanza singolare: i colleghi dell’ex poliziotto (immediatamente licenziato) non si presentano sul posto di lavoro. Mentre coloro che vanno, non rispondo alle chiamate del 119, l’omologo del 113, creando di fatto un disagio sul posto di lavoro stesso. Torna a parlare anche il Presidente degli Stati Uniti d’America, Donald Trump, che durante un’intervista prende le parti, nemmeno troppo velatamente, della polizia, dichiarando che: “Non si può trattare così la polizia e resistergli in quel modo”. Ad Atlanta, nei prossimi giorni, si prevede un vero e duro scontro. Forse, sia sulla strada che nelle aree dei tribunali americani.
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