Sergio Sylvestre: dalla Coppa Italia un calcio al razzismo. Alla scoperta del gigante buono. La storia del californiano e l’infanzia difficile a LA
Sergio Sylvestre sarà l’artista che canterà l’inno nazionale in un Olimpico vuoto prima dell’inizio della finale di Coppa Italia tra Napoli e Juventus.
La Lega Calcio ha optato per il cantante statunitense già famoso in Italia, soprattutto al pubblico dei talent show. Il gigante buono – è alto 208 centimetri – ha infatti trionfato nella quindicesima edizione del talent show “Amici di Maria De Filippi”. Era il 2016 e da lì la sua carriera è volata, tra l’Italia e gli Stati Uniti, la sua nazione (è californiano e lì vive la sua famiglia d’origine).
Big Boy il suo primo grande successo, disco d’oro, prima di andare sul palco di Sanremo nel 2017 con la canzone “Con Te”. Classe 1990, voce profonda, ha pubblicato un ep, due album e sette singoli, l’ultimo nel 2019 intitolato “Parolacce”.
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Sergio Sylvestre si è detto emozionato e felice di poter cantare l’inno nazionale del Paese che l’ha abbracciato ed adottato. Lui infatti è statunitense, da madre messicana e padre haitiano. Carnagione scura, è una scelta simbolica quella della Lega Calcio.
Sergio è cresciuto a Los Angeles; infanzia difficile per il cantante, a 10 anni bullizzato e vittima di razzismo per il colore della sua pelle. Periodo complicto superato proprio grazie all’amore per la musica.
Gli echi dell’assassinio di George Floyd sono ancora recenti, così come le manifestazioni nelle città degli Stati Uniti contro il razzismo. Tema, questo, caldo anche in Italia e soprattutto nel mondo del calcio; la lotta al razzismo è uno dei pilastri di Fifa ed Uefa ed anche la Lega Calcio si impegna molto per contrastare questo fenomeno ancora diffuso nel nostro Paese.