Emma Watson sotto attacco: nessuna presa di posizione sulle proteste Usa

Emma Watson attaccata sui social network: l’accusa è di non essersi schierata a favore degli attivisti statunitensi in questi giorni di protesta

Emma Watson attaccata sui social network. L’accusa è singolare per la giovane attrice divenuta famosa per aver prestato il suo volto ad Hermione Granger, maghetta protagonista della saga “Harry Potter”.

L’inglese non ha preso posizione in questi giorni di proteste che stanno mettendo a ferro e fuoco gli Stati uniti dopo l’omicidio Floyd. Nella Nazione cortei e manifestazioni nelle principali città ma tutti i personaggi famosi hanno “alzato” la loro voce attraverso i social network in questo #BlackOutTuesday.

Uno sfondo nero, postato su Instagram o su Facebook, in storie oppure come immagini profilo per dare un segnale chiaro e forte. Anche gli sportivi hanno fatto sentire la loro voce, inginocchiandosi in segno di protesta e dissenso, gesto diventato simbolico ma emblematico in questi giorni.

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Emma Watson attaccata sui social: i suoi impegni nel sociale

Emma Watson
Emma Watson (Getty Images)

Un’accusa sterile quella mossa nei confronti di Emma Watson, peraltro difesa a spada tratta dai suoi fan su Twitter. L’inglese, nel corso degli anni, si è infatti dimostrata sempre sensibile alle tematiche sociali. Nel 2014 fu infatti nominata Gooswill Ambassador dall’organizzazione delle Nazioni Unite impegnata nella parità di genere, la UN Women.

E proprio in questo ruolo presso l’ONU in un discorso per il lancio della campagna #HeforShe si dichiara femminista. Nel corso degli anni ha visitato i Paesi africani – Zambia e Malawi – ma anche il Bangladesh per promuovere l’educazione femminile e contro la lotta ai matrimoni forzati delle bambine.

Ad Ottawa ha preso parte alla cerimonia di apertura del summit “One Young World“, ma ha anche lanciato un book club virtuale e femminista “Our Shared Shelf”. Gesti tangibili, come la donazione di un milione di sterline nel 2018 alla fondazione a favore delle donne vittime di abusi sessuali e molestie sul lavoro in Gran Bretagna.

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