Il governo ha stanziato 38 mila euro per ogni istituto, ma i presidi rivendicano il bisogno di più insegnanti e più addetti alle pulizie nella propria scuola.
Recentemente il governo italiano ha deciso di erogare circa 38 mila euro per ogni scuola. Questi soldi serviranno ad adeguare le strutture scolastiche alle nuove direttive della ripresa post COVID-19, ma c’è perplessità. Infatti i presidi sono insorti contro i piani del ministero, giudicando inconsistente l’aiuto fornito alla propria scuola. I dirigenti scolastici si sono rivoltati anche per la mancanza di insegnanti e bidelli, che compromette il ritorno effettivo a settembre.
Il numero ridotto di professori ed addetti alle pulizie si traduce in orari inferiori a scuola. Ciò significa che la ripartenza sarà lenta ed incerta, con il taglio delle ore di molte materie e delle ore effettive di lezione. A tal proposito molti presidi sono amareggiati, ritrovandosi di nuovo soli e senza un consistente piano per ricominciare.
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Il piano proposto dal ministero dell’istruzione prevede lo stanziamento di 331 milioni di euro, con i doveri di ogni preside. I soldi stanziati serviranno ad acquistare termoscanner e materiale per la sanificazione, risistemare gli spazi esterni e attrezzare le aree verdi disponibili. Inoltre i presidi dovranno provvedere allo smaltimento dei rifiuti e far ripartire gli appalti per l’edilizia interna della propria scuola. Infine, i circa 38 mila euro stanziati per ogni struttura serviranno anche a cambiare gli arredi e ad acquistare o noleggiare hardware informatico.
I presidi non ci stanno e si sono rivoltati contro il piano proposto dal ministero. I motivi sono che il ministero, non avendo un piano preciso, vuole che i dirigenti scolastici provvedano a risollevare il sistema scolastico. Tuttavia il problema più grande sarà la mancanza del personale didattico, così facendo verranno ridotte le ore di lezione. Tutto questo si traduce in minori competenze da parte degli alunni, non potendo essere preparati bene entro fine anno.
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