Alla scoperta di Patrizia Baffi, la nuova presidente della commissione d’inchiesta della Regione Lombardia. Di Italia Viva di Renzi, ma eletta dalla Lega
Il suo nome da qualche ora è parecchio chiacchierato. Patrizia Baffi, consigliere regionale della Lombardia in quota Italia Viva di Renzi, è diventata presidente della commissione d’inchiesta regionale con i voti (decisivi) della Lega. Una situazione che ha sollevato un certo polverone, non solo per l’evidente conflitto fra le due fazioni politiche ma anche perché il momento è quello che è, e alcuni sospetti pelosi sono inevitabili. Qualcuno ha anche collegato – in maniera piuttosto acrobatica, invero – l’elezione della Baffi al “salvataggio” che Italia Viva ha operato nei confronti di Matteo Salvini sul caso Gregoretti, ma al di là di tutto resta l’imbarazzo da inciucio, o presunto tale. “Matteo Renzi mi ha chiamata e mi ha chiesto di ripensarci”, spiega la neo presidente al ‘Corriere’. In realtà anche il suo coordinatore Ettore Rosato le ha chiesto apertamente di farlo, ma Patrizia tira dritta per la sua strada. “Credo troppo in questa commissione: bisogna fare una diagnosi di ciò che non è andato e trovare una cura per la sanità lombarda”.
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Chi è Patrizia Baffi, la ‘pietra dello scandalo’: “Vi spiego perché vado per la mia strada”
Patrizia Baffi, classe 1967, due figli, appassionata di sport e in particolare di tennis. Vive a Codogno, proprio l’epicentro del terremoto Covid e lì opera in materia amministrativa gestionale in una RSA ed è consigliere comunale della cittadina lodigiana. La causa scatenante di tanti sospetti (questa sì un po’ meno acrobatica) è il fatto che lei sia fra i consiglieri che non hanno partecipato al voto per sfiduciare Gallera. “Nessuna ambiguità su questa elezione, nessun trucchetto politico – prosegue nell’intervista al ‘Corriere’ – Semplicemente sono stata considerata un elemento di garanzia, una figura moderata. Italia Viva non ha fatto niente per sostenere la mia candidatura. Perché non ho sfiduciato Gallera? Perché credevo nella necessità di questa commissione d’inchiesta. Sarebbe stato un autogol politico per lo stesso centrosinistra”.
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Lo scandalo delle RSA e la delibera dell’8 marzo
La Baffi lavora in una Residenza Sanitaria Assistenziale ed è di Codogno. Inevitabile il riferimento allo scandalo delle RSA: “Io ci lavoro, in una RSA, e so di cosa parlo. Siamo stati abbandonati a noi stessi, senza DPI e senza protocolli. Quella delibera l’ho osteggiata personalmente, ma sono onesta intellettualmente e dico che non è stato quel provvedimento a causare tanti morti”.
Intanto, come dicevamo, sui social fioccano i sospetti sull’integrità di Patrizia Baffi. Ma lei, a giudicare da come risponde alle critiche, sembra perfettamente in grado di difendersi da ogni attacco.