Invasione di locuste in Pakistan, l’allarme: “Peggio del coronavirus”

L’invasione di locuste in Pakistan mette in allarme: a rischio i raccolti con danni possibili per oltre quattro miliardi di sterline

Oltre quattro miliardi di danni. Come non bastasse il coronavirus, l’invasione di locuste potrebbe mettere definitivamente in ginocchio il Pakistan. L’allarme è partito ma si attendono ancora le soluzioni ad un’emergenza che potrebbe essere ben più dannosa del Covid. Dal cotone alla frutta, dalla canna da zucchero a riso e frutta: le locuste potrebbero spazzare via tutto, aggravando la situazione di un paese già alle prese con la pandemia e non certo ricco.

Cinquantamila chilometri quadrati di terreno agricolo ricoperto dalle uova delle locuste, una stima che parla di un’infestazione che toccherà 5 milioni di ettari. Numeri drammatici per un’economia nazionale in cui il 65% della popolazione è impegnato nell’agricoltura che rappresenta il 20% del Pil. Così il governo ha già dichiarato l’emergenza nazionale in seguito all’invasione di locuste di questo inverno. Ora però si prospetta un’infestazione ancora più grave, proveniente dall’Iran.

Invasione di locuste, oltre 4 miliardi di danni in Pakistan

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Invasione di locuste in un campo in Pakistan (Getty Images)

Secondo la FAO, l’organizzazione dell’Onu che si occupa di alimentazione e agricoltura, i danni per il Pakistan superano i quattro miliardi di sterline. Per le colture invernali si sono registrati perdite di circa 2 miliardi, qualcosa in più (2,3 miliardi) ci saranno per le colture estive. Proprio per questo la FAO ha parlato della necessità, un “imperativo”, di tenere sotto controllo l’invasione di locuste. Il rischio  è di vedere completamente in ginocchio l’economia del Paese. Gli agricoltori però lamentano la passività del governo: “Non stanno facendo nulla”, il grido di allarme di un agricoltore raccolta dalla Reuters. Da soli, infatti, gli agricoltori non hanno i mezzi per combattere un’invasione di locuste che si preannuncia 10 volte maggiore di quello dello scorso anno. Il rischio è una vera e propria emergenza alimentare per un Paese che già deve fare i conti con l’inflazione e la crisi dovuta al coronavirus.

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