“Blade Runner 2049”, il sequel in programma stasera in tv, non convinse l’attore olandese famoso per il celebre monologo del replicante Roy Batty.
Il sequel di uno dei più celebri cult movie di sempre uscì al cinema nell’autunno del 2017. Diretto dal canadese Denis Villeneuve, già apprezzato regista del film di fantascienza “Arrival”, “Blade Runner 2049” vide ancora una volta la presenza di Harrison Ford nel ruolo dell’agente Rick Deckard. Al suo fianco, nella parte dell’agente K, recitò Ryan Gosling, uno dei più famosi giovani attori americani.
Chi non rientrò nel cast di questo sequel, anche per ragioni legate alla trama del primo film, fu Rutger Hauer. L’attore olandese morto a luglio dell’anno scorso non apprezzò molto il sequel, lui che era noto al grande pubblico proprio per la parte del replicante Roy Batty nel capolavoro di Ridley Scott del 1982. Celebri le parole del suo monologo finale davanti a Deckard: “Io ne ho viste cose che voi umani non potreste immaginarvi…”.
La storia raccontata in “Blade Runner 2049” comincia dopo uno scarto di trent’anni rispetto ai fatti narrati nel primo film. L’agente K (Ryan Gosling) del dipartimento di polizia di Los Angeles, incaricato di scovare i vecchi modelli di replicante, messi al bando, scopre che un replicante potrebbe essere il genitore di un bambino. Originariamente, riprendendo il monologo di Roy Batty e la parte “è tempo di morire”, “Blade Runner 2049” si sarebbe dovuto intitolare “Blade Runner: Time to Live”. La produzione scelse alla fine di cambiare quel titolo.
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“Blade Runner 2049” – in programma stasera alle 21:10 su Rai 4 (canale 21) – generò moltissime attenzioni da parte dei tanti fan del primo film. Pur non avendo inizialmente riscosso notevole successo quel primo adattamento del racconto di Philip K. Dick divenne nel corso degli anni successivi un cult degli anni Ottanta. Oltre all’ambientazione memorabile furono apprezzati i numerosi spunti di riflessione posti dalla storia.
Rutger Hauer, l’attore morto nel 2019 e che in “Blade Runner” interpretava il replicante protagonista del celebre monologo, riuscì a vedere il sequel. Non ne rimase positivamente colpito, però. “Sotto diversi aspetti Blade Runner non era un film sui replicanti, bensì un film sulla domanda «cos’è che rende umano un essere umano?». Non sono sicuro invece di quale sia la domanda in questo secondo Blade Runner. Non è un film sui personaggi e non c’è umorismo, né amore, né anima”, disse Hauer in un’intervista.
Secondo Hauer l’omaggio al primo film in “Blade Runne 2049” è presente e apprezzabile ma non sufficiente. “Sapevo che non avrebbe funzionato”, concluse l’attore olandese.