Alla scoperta dell’ormai famoso “imbuto della Azzolina”. Tante critiche sui social, in realtà aveva “ragione” lei: parlava dell’imbuto di Norimberga
Lucia Azzolina non ha scelto proprio il miglior momento della storia per diventare ministro dell’Istruzione. La pandemia di Covid 19, la chiusura delle scuole e tutti i riflettori puntati su di lei ad ogni minima dichiarazione. Incompetente, improvvisata, ignorante. La Ministra se le è sentite dire proprio tutte e negli ultimi giorni si è scatenato un putiferio social su una sua osservazione in tema di pedagogia. “Lo studente non è un imbuto da riempire di conoscenze”, ha detto in un’audizione in Parlamento. Ma come, riempire un imbuto? Non ha senso, gli imbuti semmai servono per riempire qualcosa! E giù battute e commenti impietosi, con quella tipica cattiveria da grammar nazi che tanto va di moda sui social. Gramellini (Gramellini!) addirittura gli ha dedicato una delle sue sferzanti invettive, ribadendo il concetto anche quando si è capito meglio di cosa stesse parlando. Per la serie: smettere di trovare il pelo nell’uovo e iniziare a cercare il pidocchio su quel pelo. Ma vabbè, è Gramellini.
L’imbuto della Azzolina è diventato anche un meme, è diventato uno qualunque di quegli espedienti pseudo-comici che tanto piacciono su Instagram, su Facebook e su tutte le altre piattaforme dove l’interazione spesso diventa bullismo contro un destinatario che, evidentemente, non si può difendere. Ma i social sono anche il luogo della ‘giustizia’, dove arriva sempre un supereroe in soccorso a chi è vittima in quel momento di un’ingiustizia. Come la ministra Azzolina, che, clamorosamente, aveva ragione. O quasi.
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E così, travolta dallo “scandalo” dell’imbuto, l’Onorevole Lucia Azzolina è stata costretta a difendersi. Quella presunta gaffe era in realtà una metafora: ovviamente l’imbuto non può essere riempito, quindi non poteva riferirsi esattamente a questo. Si è fatta dell’ironia anche sull’idea che la Ministra non conoscesse il significato di metafora, ma in realtà era proprio ciò che voleva intendere. La titolare del dicastero all’Istruzione ha fatto riferimento ad un concetto molto diffuso in campo pedagogico e anche da parecchio. Il famoso (anzi, a questo punto non-famoso) imbuto di Norimberga, un concetto che nasce da un’incisione in legno del 17mo secolo in cui è raffigurato un insegnante che riversa delle nozioni nella testa di uno studente.
Il senso della metafora: chi ha la conoscenza la inserisce nella testa di chi non la ha. L’altra faccia della medaglia è che lo studente la assimila in maniera passiva, come se fosse un oggetto inerme. Ed è proprio ciò che intendeva la Azzolina: lei è contraria al concetto di riempire la testa degli studenti di nozioni, come se l’insegnante avesse un imbuto. Vista in questi termini la gaffe assume tutto un altro senso. Avrebbe potuto dire “lo studente non HA un imbuto da riempire di conoscenze”, ma il concetto in sé non è certo sbagliato. Le è uscita male, ma da qui a crocifiggerla come se avesse detto una castroneria à la Di Maio ce ne passa. Con buona pace di chi, sui social, si stava già candidando a nuovo ministro dell’istruzione.