L’Idrossiclorochina come “antidoto” al coronavirus. La scelta di Donald Trump che non convince l’autorità scientifica mondiale
“Sto assumendo l’Idroclorochina da oltre una settimana e mezzo”. Queste le parole di Donald Trump che hanno provocato quasi un po’ di sconcerto e reazioni contrastanti. Il Presidente degli Stati Uniti ha precisato la sua non positività al virus; si tratta solo di una decisione volta a prevenire un possibile contagio.
Lo stesso Sean Patrick Conley, medico personale del Presidente, ha confermato la scelta di Trump, affermando come i potenziali rischi sono superati dai benefici. Ma serve davvero assumere l’Idroclorochina? Al momento non esistono alcune valutazioni scientifiche sulla bontà di questo farmaco, utilizzato come antimalarico. Impedisce al parassita di attaccare le cellule del nostro organismo; contestualmente, si utilizza in caso di malattie autoimmuni. Addirittura sono da tenere sotto controllo gli effetti collaterali, come aritmie e problemi cardiaci.
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Il farmaco in questione, al momento, viene autorizzato all’utilizzo dalla Food and Drug Administration solo in casi gravi, con pazienti ospedalizzati e positivi al Covid. Questo perché gli studi scientifici non hanno ancora dimostrato la bontà del farmaco nel contrastare il virus. La stessa Fda aveva spiegato come l’Idrossiclorochina possa causare malattie cardiache.
Anthony Fauci, il capo della task force sanitaria degli Stati Uniti ha sconsigliato l’utilizzo di questo farmaco per combattere il Covid. In più di un’occasione si è scontrato con Trump su diverse vedute circa le misure da adottare per combattere la pandemia.
L’Aifa, l’agenzia italiana del farmaco, ha autorizzato invece l’utilizzo dell’Idrossiclorochina e della clorochina solo in ambito ospedaliero ed unicamente per il trattamento da Covid-19 e non per la profilassi. Studi scientifici hanno dimostrato come questo farmaco provochi benefici nei pazienti affetti da nuovo coronavirus.
Un documento della Annals of the Rheumatics Diseases rivela come gli scienziati, sulla base di alcuni esperimenti in vitro, hanno valutato la capacità limitativa del patogeno di replicarsi in cellule in coltura prima dell’esposizione al virus. Ecco perché l’Aifa ha promosso uno studio multinazionale sull’efficacia della profilassi a base di Idrossiclorochina.