Il presidente del Coni Giovanni Malagò ha annunciato che finalmente c’è una data per la ripresa del calcio: “Al 99,9% si riparte”
Era l’annuncio più atteso dai calciofili di tutta Italia, quelli che spingevano per la ripresa del calcio e quelli che invece avrebbero preferito un rinvio dell’appuntamento in attesa che si risolvesse prima l’emergenza Coronavirus. Ma i club ormai hanno deciso e vanno verso una ripartenza entro un mese. Lo ha spiegato il presidente del CONI, Giovanni Malagò, in un’intervista a Radio 2: “Al 99,9% il campionato calcio ripartirà il 13 giugno – ha spiegato Malagò – Mi sembra che si stia facendo di tutto per ricominciare, l’obiettivo primario adesso è questo qui. Ma questa della polemica è una mentalità che a me manca, credo sia una questione culturale. Sono convinto che nella vita si debba avere sempre un’alternativa per non compromettere situazioni già molto difficili”.
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Protocollo medico calcio, Malagò infastidico: “Perché questo scontro?”
Nella sua intervista a ‘Non è un Paese per giovani’, in onda su Radio 2, Giovanni Malagò è apparso anche un po’ infastidito dalla lunga polemica nata fra la commissione medica istituita dalla Federcalcio e il comitato tecnico scientifico della Protezione Civile, che era chiamato a decidere sul protocollo medico istituito per la ripresa del calcio. Una situazione che a un certo punto è diventata di difficile gestione: “Francamente non capisco la polemica fra il CTS e la commissione medica della FIGC – ha spiegato il presidente del CONI – Si corrono dei rischi, certi, ma ora l’obiettivo principale è quello di ricominciare a giocare”.
Ripresa del calcio, gli scontri sul protocollo medico
In effetti Malagò ha motivo di essere infastidito. La querelle fra il CTS della Protezione Civile e la FIGC prosegue da quando, nell’ultima riunione, sono emerse alcune condizioni abbastanza vessatorie per la ripresa del calcio. I problemi sono relativi al famoso protocollo medico ancora sul tavolo. In primo luogo la responsabilità civile dei medici di calcio, che ha sollevato un polverone con le dimissioni di diversi di loro. E poi la questione che al primo covid positivo andrebbe in quarantena tutta la squadra e, di conseguenza, tutto il campionato. Un nodo da sciogliere in una matassa che – ripresa o meno – resta ancora molto ingarbugliata.
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