Il 9 maggio 1978, 42 anni fa, veniva ucciso Peppino Impastato, giornalista e attivista impegnato nella lotta alla mafia
Quarantadue anni, quarantadue lunghi anni senza Peppino Impastato: l’Italia ricorda oggi il 9 maggio 1978, giorno funesto per l’intero Paese. Il giorno in cui perse la vita il giovane giornalista siciliano, ma anche quello in cui venne ritrovato il corpo senza vita di Aldo Moro.
Due destini incrociati, due storie profondamente diverse ma che segnano la storia dell’Italia. Giuseppe Impastato, per tutti Peppino, era un giovane di Cinisi (Palermo). La sua storia è quella di un ragazzo costretto ad allontanarsi da casa. Fu il padre, legato alla criminalità come il cognato, a buttarlo fuori per le sue idee eversive.
Impastato però non cambia il suo percorso: l’esperienza in Lotta Continua lo segna, ma è soprattutto la creazione di Radio Aut ad avere un peso nella sua vita e, purtroppo, nella sua morte. Dalle frequenze della radio libera autofinanziaria, Peppino Impastato denuncia gli affari mafiosi, mette in luce i delitti delle famiglie di Cinisi e Terrasini.
La sua trasmissione satirica Onda Pazza a Mafiopoli è uno sberleffo alla criminalità locale. Il giornalista denuncia, prendendo in giro il potere mafioso: le sue accuse colpiscono anche il capomafia Gaetano Badalamenti, Tano Seduto.
Fu proprio lui, con Vito Palazzolo, ad ucciderlo il 9 maggio del 1978. Un omicidio che doveva non solo fermare la battaglia anti-mafia di Impastato ma anche screditare la sua immagine, rovinarne il ricordo. Per questo, dopo averlo ucciso in un casolare, il suo corpo fu fatto saltare in aria con una carica di tritolo collocata sui binari della ferrovia di Cinisi. La morte di Impastato doveva sembrare un attentato suicida. Fu la mamma Felicia, grazie all’impegno con il Centro Impastato, a far riaprire il caso e a portare, soltanto nel 2000, alla condanna di Palazzolo e Badalamenti.
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L’impegno e la lotta di Peppino Impastato però non venne offuscata dal tentativo mafioso di infangarne l’immagine. Così nel 1978, nelle elezioni comunali che si tennero pochi giorni dopo il suo omicidio, il giornalista fu votato dai cittadini di Cinisi ed eletto al Consiglio Comunale. Un’elezione simbolica, come simbolo è Impastato: simbolo di impegno, di lotta alla mafia, di coraggio. Impegno e coraggio raccontati anche nel film I Cento Passi di Marco Tullio Giordana. Perché il ricordo aiuta a tenere vivo il suo messaggio.