“Mi serve una mascherina 1522”, la frase da dire al farmacista per segnalare che si è vittima di abusi domestici durante il periodo di quarantena. Tutta una bufala.
Per diverse settimane, uomini e donne in tutto il mondo sono stati costretti a rimanere in casa per la quarantena da Coronavirus in modo da rallentare la diffusione della pandemia.
Sebbene le quattro mura di una casa possano offrire conforto e sicurezza ad alcuni individui, per altri può essere un luogo di traumi e violenza.
Per questo motivo le vittime di abusi domestici possono usare delle parole in codice in farmacia per chiedere aiuto della polizia. Pratica che effettivamente si è diffusa in tutto il mondo.
In Italia però arriva la smentita dell’utilizzo di questo sistema. La notizia giunge da D.i.Re Donne in Rete contro la violenza. E’ dilagata infatti la bufala secondo cui, una vittima di violenza domestica, potesse andare in farmacia a richiedere una mascherina 1522. Il codice avrebbe attivato il farmacista a far partire l’iter di assistenza e denuncia.
Non esiste nessun accordo di questo tipo tra i centri anti-violenza e l’ordine dei farmacisti.
Esiste altresì un protocollo d’intesa tra il Dipartimento Pari opportunità e la Federazione Ordini Farmacisti Italiani (Fofi), Federfarma e Assofarm con lo scopo informare le donne vittime di violenza della possibilità di chiamare 1522 per avere immediatamente sostegno. E’ cosa ben diversa dal sostenere di andare in farmacia e chiedere una mascherina 1522.
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Violenza domestica: cosa fare in caso di aiuto
Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS), una donna su tre in tutto il mondo subisce violenza fisica o sessuale, il più delle volte dal proprio partner. Questo lo rende il più diffuso degli abusi dei diritti umani ma il meno segnalato.
I centri antiviolenza di tutto il mondo, nel frattempo, stanno riconoscendo la difficoltà che alcune vittime potrebbero riscontrare nel denunciare. Esse potrebbero essere bloccate in spazi delimitati con il proprio carnefice per periodi di tempo più lunghi del solito a causa dell’isolamento personale. La finestra di opportunità per le donne con partner violenti di effettuare una segnalazione e chiedere aiuto è spesso molto limitata; ora probabilmente è diventata ancora più piccola, come detto da Sandra Horley, amministratore delegato di Refuge.
Cosa fare in caso di necessità?
- Chiamare il 1522, numero rimasto sempre attivo durante tutto il periodo di quarantena.
- Contattare i centri antiviolenza locali della rete D.i.Re Donne in Rete contro la violenza.
- Usare l’app App YouPol per segnalare situazioni di spaccio, bullismo e violenza domestica, legata alla Polizia di Stato.
- Rompere il silenzio e denunciare.
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