Nessuna condanna, nessun colpevole per il massacro della Loveparade a Duisburg dove persero la vita 21 persone tra le quali l’italiana Giulia Minola
Nessuna condanna, nessun colpevole: finisce con l’archiviazione il processo a Duisburg sulla Loveparade, l’evento techno che portò alla morte di 21 persone, tra le quali l’italiana Giulia Minola. Ben 650 i feriti per una tragedia che coinvolse tutto il mondo: dall’Australia alla Bosnia, dalla Spagna alla Cina. Un massacro dovuto all’unico punto di accesso all’evento del 24 luglio 2010: migliaia di persone si assieparono per entrare nel tunnel e fu un massacro.
Per quella tragedia nel 2014 gli inquirenti misero sotto processo dieci persone: quattro dipendenti tra gli organizzatori dell’evento e sei dipendenti comunali, qualcuno accusato anche di omicidio colposo. Nel 2019 a Dusseldorf la prima archiviazione per sette dei dieci imputati, oggi la definitiva archiviazione.
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Giulia Minola e la strage Loveparade, archiviazione: 21 morti senza un colpevole
Nessun colpevole quindi per la strage della Loveparade: un evento techno, organizzato a Duisburg, in un luogo che avrebbe potuto contenere 250mila persone. All’appuntamento però si presentarono oltre un milione di partecipanti: l’ingresso si trasformò in una strage. A perdere la vita 21 persone tra le quali l’italiana Giulia Minola, 21 anni, di Brescia: era lì per il festival della musica techno e invece ha perso la vita. Lei come altri venti giovani. Per la loro morte la giustizia ha detto che non ci sono colpevoli. Archiviazione nonostante già nell’ottobre 2009 il sindaco della città che ha ospitato il Loveparade fu avvisato della capienza limitata del luogo prescelto per organizzare il raduno.
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