Alcune Regioni hanno dato il via libera agli allenamenti e squadre di Serie A come Sassuolo, Parma, Napoli, Roma e Lazio torneranno nei rispettivi centri sportivi. Juventus, Inter e Milan per ora restano a guardare.
Il sentiero che porta verso la ripartenza della Serie A, che secondo il ministro dello Sport Spadafora si faceva giorno dopo giorno sempre più stretto, da ieri si è allargato di qualche centimetro. Il merito è delle Regioni, che hanno dato il via libera agli allenamenti presso i centri sportivi delle squadre di calcio. Allenamenti che andranno sostenuti sempre e comunque in forma individuale e garantendo tutte le esigenze di tutela sanitaria. Le regioni che hanno sbloccato il lockdown del calcio italiano sono al momento Emilia Romagna, Veneto, Campania, Lazio (dal 6 maggio) e Sardegna. A queste potrebbero presto aggiungersene altre, anche la Lombardia ci sta pensando.
E così ieri sono arrivati poco alla volta gli annunci dei club di Serie A che torneranno ad allenarsi. Il primo è stato il Sassuolo, seguito dalla Roma.
Torneranno sui campi di allenamento anche Lazio, Napoli, Cagliari, Parma e Bologna.
Naturalmente non si tornerà subito alla normalità, anzi. La strada è lunga. Però anche senza potere dare ancora un “calcio d’inizio” (il pallone sarà ancora un grande assente) il ritorno nei centri sportivi da parte dei calciatori è quanto meno un primo passo verso la ripresa del campionato.
I calciatori non potranno lavorare in gruppo: niente partitelle, niente esercitazioni tattiche o allenamenti che prevedono la partecipazione di più calciatori. Sì a corse separate, individuali e mantenendo le distanze interpersonali. Tutti i calciatori dovranno arrivare nei centri sportivi già in divisa, non sarà possibile utilizzare gli spogliatoi. Doccia a casa, per evitare rischi.
Resta però un problema, non di poco conto. Alcune squadre come ad esempio Juventus, Inter e Milan per ora saranno costrette a guardare. E se prima di potere riprendere ad allenarsi come le altre passeranno tanti giorni o addirittura due settimane, ci sarebbe un’evidente disparità di trattamento. Da evitare a tutti i costi.
Ecco perché in questo scontro che ora sta diventando politico con le interferenze delle Regioni, è atteso un provvedimento definitivo da parte del Governo e del Comitato Tecnico Scientifico.
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