La Bundesliga punta a tornare in campo entro fine maggio ma c’è già un intoppo: tre calciatori del Colonia sono risultati positivi al coronavirus. Nonostante tutto, Tim Meyer è sicuro che si potrà tornare presto a giocare.
La Bundesliga sfida il coronavirus. Il parziale da recuperare, però, è di quelli che mettono la partita in salita. Tre calciatori del Colonia sono infatti risultati positivi ai tamponi iniziati nel corso della settimana per provare a riprendere il campionato. Non è escluso che nei prossimi giorni potrebbero uscirne altri. Eppure secondo il protocollo messo in atto, la Bundesliga – a meno di passi indietro da parte della cancelliera Angela Merkel – non dovrebbe fermarsi. Lo stesso Colonia ha infatti isolato i tre calciatori (asintomatici e sottoposti a quarantena di 14 giorni) e continuato comunque gli allenamenti, che per il momento avvengono ancora in gruppi separati e mantenendo comunque la distanza di sicurezza interpersonale.
Per motivi di privacy, non sono stati comunicati i nomi dei tre calciatori positivi. Secondo quanto riportato dalla Bild si tratterebbe di due calciatori e un componente dello staff.
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Bundesliga, perché il protocollo può funzionare
In Germania non sono naturalmente tutti d’accordo con il protocollo avviato per la ripartenza della Bundesliga, ma già questo caso del Colonia più che indurre al pessimismo potrebbe essere un indicatore del suo funzionamento. In Germania il numero di morti rispetto al resto del mondo in relazione al numero di contagi è abbastanza basso grazie al sempre crescente numero di tamponi effettuati. Riscontrando subito la positività e avendo la possibilità di ospedalizzare subito i casi più gravi anche in terapia intensiva, si può contrastare in modo più adeguata la pandemia.
E l’obiettivo della Bundesliga è quello di sottoporre i calciatori a tamponi ogni tre giorni per individuare subito eventuali positivi e isolarli. Per poi curarli in caso di sintomi più gravi. Secondo uno studio italiano, l’esito della malattia si decide nelle prime due settimane dal contagio. I calciatori, come avvenuto nel “paziente uno” in Italia, potrebbero sviluppare sintomi più gravi se nel periodo di incubazione asintomatica sostenessero sforzi particolarmente intensi. Per questo motivo i controlli frequenti sono indispensabili per ridurre i rischi di contagio e allo stesso tempo preservare la salute dei calciatori.
Nonostante tutto, insomma, regna l’ottimismo. Tim Meyer, capo della task force medica della Bundesliga e della Uefa, ha detto: “Crediamo che attraverso queste contromisure potremo consentire ai calciatori di praticare la loro professione in regime di massima protezione contro l’infezione”. Sulla stessa linea d’onda anche il direttore generale del Colonia Horst Heldt: “La salute e la sfera privati dei giocatori hanno priorità assoluta. Le procedure adottate, così come la strategia di condurre test regolari, ci hanno dimostrato che possiamo reagire con soluzioni individuali”.
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