Sul caso Michele Bravi sarebbero venuti fuori “rilevanti elementi di innocenza”. Questa perlomeno la dichiarazione fatta dall’avvocato del cantante, Manuel Gabrielli, a margine della chiusura delle indagini che vedono il suo assistito indagato per omicidio stradale. Al centro di tutto, un incidente avvenuto nel novembre scorso in cui è morta una donna, Rosaria Ida Colia, che al momento dello schianto con l’auto di Bravi si trovava in sella alla sua moto.
“Prima di tutto – ha spiegato l’avvocato al Corriere della Sera – bisogna ricordarsi che stiamo parlando di una tragedia che ha colpito sia la vittima e la sua famiglia, che Michele. Eppure in questi mesi ci sono stati tanti attacchi immotivati nei confronti di Michele, fatti senza una accurata conoscenza degli atti. Per questa ragione ritengo ci sia bisogno soprattutto dal punto di vista umano di fare un po’ di chiarezza. Michele – ha aggiunto il legale – sta molto male e il suo silenzio è voluto per rispettare le persone coinvolte in questa storia. Una cosa del genere, come si può immaginare, segna moltissimo”.
Gabrielli ha quindi spiegato che la lontananza di Michele Bravi dalle scene musicali è voluta e che, a quanto pare, andrà avanti ancora per un po’ visto che il 24enne non si è ancora ripreso da questa storia. Secondo lui, in ogni caso, il cantante non avrebbe alcuna colpa nella morte della donna.
“Al momento dello schianto – ha spiegato – Michele Bravi non stava affatto effettuando una inversione a U, quanto una svolta a sinistra per accedere ad un passo carraio”. Pare inoltre che la moto su cui viaggiava la signora Rosaria provenisse “dal senso opposto di marcia e, quindi, alle spalle dell’autovettura guidata da Michele”. “Al momento dell’impatto, l’auto di Michele aveva già superato la riga di mezzeria per circa la sua metà, mentre l’urto è avvenuto in prossimità della portiera posteriore, lato guidatore”.
Insomma, secondo la difesa, la ricostruzione dell’incidente proverebbe senza troppi dubbi l’innocenza di Michele Bravi. A supporto di ciò, i consulenti della difesa stanno facendo leva anche “sulla velocità di marcia a cui andava la moto e sui tempi di reazione”, che a loro dire avvallerebbero ancor di più la loro versione dei fatti sull’innocenza di Bravi.