La ludopatia non è un problema che riguarda esclusivamente la gente comune, ma coinvolge anche personaggi del calcio e dello sport in genere. Il punto di crisi sembra essere stato raggiunto ed i bookmaker sono chiamati ad un maggiore impegno per arginarlo. Conoscere nomi e cognomi di chi tra loro scommette regolarmente non è certo facile, ma le segnalazioni di sportivi che hanno l’abitudine di piazzare scommesse fuori controllo ha subito un vertiginoso aumento.
Il PPF, il quale rappresenta calciatori di una certa importanza, giocatori di rugby, di cricket e altri sportivi, ha spesso sollecitato i bookmaker ad assicurare che gli accordi di sponsorizzazione con uno sport prevedano l’istruzione obbligatoria sui rischi del gioco d’azzardo per i partecipanti. Il campanello d’allarme era già suonato tre anni fa, allorquando la PPF aveva pubblicato gli allarmanti risultati di una ricerca, i quali mostravano come gli sportivi professionisti avevano una probabilità tre volte maggiore rispetto alle persone comuni di sviluppare la dipendenza dal gioco d’azzardo.
Giusto per capire quanto sia mentalmente alienante la ludopatia, un anno e mezzo fa il Daily Telegraph, durante il lancio della sua campagna “Sports Mental Health Crisis”, mise sul piatto una notizia che scioccò tantissime persone: il principe Harry aveva rivelato in un’intervista esclusiva che di aver avuto l’intenzione di scommettere sulla morte della madre.
Ci sono diverse cliniche al mondo che trattano gli sportivi dipendenti da alcol o droga. Negli ultimi anni, sono aumentati in misura spropositata il numero di queste persone che si rivolgono alle suddette cliniche per aiutarli a battere la dipendenza dal gioco d’azzardo. Secondo un recente sondaggio, la ludopatia è la causa di molti suicidi, più di qualsiasi altra dipendenza.
Sul sito della PPF ci sono alcune testimonianze di ex calciatori della Premier League, come Clarke Carlisle, John Hartson, e Scott Davies, ognuno dei quali ha combattuto contro la dipendenza ed ha evidenziato i suoi effetti devastanti.
Il rapporto tra lo sport e il gioco d’azzardo è un problema serio. La pubblicità e la promozione legate ad esso sono incorporate nello sport professionistico in generale e nel calcio in particolare. Ci sono tantissime piattaforme online che si occupano di scommesse sportive, le quali hanno ottenuto l’autorizzazione da parte dell’ADM (Agenzie Dogane Monopoli). Su questi siti scommettere è abbastanza facile: basta semplicemente registrarsi per aprire un conto.
Ma non è solo l’aspetto sportivo ad attirare tantissime persone verso questi siti Web dedicati al gioco d’azzardo. Se sono tanti quelli che mettono a disposizione, non solo gli avvenimenti su cui puntare soldi, ma anche altre tipologie di gioco, ce ne sono altrettanti che sono dei veri e propri luoghi di piacere ludico.
Quanto detto sopra non è un’accusa al gioco d’azzardo. In fondo, parliamo di qualcosa che non rientra nell’ambito dell’illegalità, anche se ci sono ancora piattaforme che non dovrebbero esercitare nel nostro paese in quanto non posseggono le autorizzazione necessarie. Ognuno, persone sportive incluse, è libero di spendere i propri soldi come meglio crede. Se si iscrivono al casinò online NetBet, ad esempio, sono consapevoli dei rischi che corrono, sia a livello economico che mentale. Ma parliamo di una piattaforma perfettamente legale, libera di raccogliere utenti e di mettere a disposizione vari giochi online. Basta fare una ricerca online per rendersene conto.
Il problema semmai è la legalità nell’ambito sportivo. Se un calciatore o un giocatore di basket, preso dal vizio del gioco d’azzardo, scommette contro la propria squadra per racimolare un bel po’ di soldi, sta violando apertamente le regole sportive, nonché truffando indirettamente chi su quella squadra ha puntato dei soldi. Il passato è testimone di queste nefandezze. Basta ricordare cosa accade in Italia nel 1980.
All’epoca, la stagione calcistica venne falcidiata da scommesse clandestine messe in atto da calciatori e bookmaker illegali. Soprannominato Totonero, le scommesse clandestine portarono a truccare diverse partite di Serie A e B. Le squadre coinvolte furono diverse: Avellino, Bologna, Juventus, Lazio, Milan, Napoli, Perugia, Pescara in serie A e Genoa, Lecce, Palermo, Pistoiese e Taranto in B. A pagare maggiormente furono Milan e Lazio, entrambe retrocesse in Serie B. Scattarono le manette per diversi giocatori e, al termine dell’inchiesta da parte della Procura Federale della Federcalcio, una larga fetta venne anche squalificata.
Tutto questo fa capire come il gioco d’azzardo è un cancro che divora piano piano dentro e che può colpire chiunque, anche chi nello sport dovrebbe dare l’esempio.
Nel mondo, ci sono molte associazioni di sportivi che fanno un ottimo lavoro educativo verso gli atleti che ne fanno parte. Mentre l’ambiente di gioco si evolve sempre più, queste associazioni cercano nuovi modi per interagire con loro. I protagonisti coinvolti devono essere consapevoli del loro dovere verso il pubblico che li segue, mantenendo intatta quella “mitica figura” davanti ai loro occhi.
Tre anni fa, il PPF pubblicò uno studio su quasi 350 calciatori e giocatori di cricket. Un intervistato su 10 dichiarò di giocare per “adattarsi”, mentre uno su quattro invece di essere incoraggiato dai compagni di squadra a farlo. Insomma, gli sportivi scommettono.
I legami tra sport e bookmaker sono cresciuti negli ultimi anni, tanto che molte squadre sparse per il mondo esibiscono i loghi delle piattaforme di gioco sulle loro magliette. Non solo. La Football League inglese ha tra i suoi sponsor la Sky Bet, sito Web di scommesse. Quante volte capita che, durante la trasmissione di una partita di calcio, le interruzioni pubblicitarie includono una pubblicità sul gioco d’azzardo? E’ una strategia ben studiata, la quale vuole inconsciamente portare lo spettatore a piazzare qualche scommessa live sull’evento trasmesso. Non c’è nulla di male, ci mancherebbe. In fondo, la pubblicità serve proprio a questo.
Di recente, varie associazioni calcistiche hanno deciso di tagliare tutti i legami commerciali con le società di scommesse, ma non perché le accusassero di qualcosa in particolare, ma soltanto per un conflitto di interessi palese, dovuto alla figura di regolatore da parte dell’associazione stessa, la quale è chiamata a vigilare sull’operato dei calciatori.
Per concludere, in Italia il governo Cinquestelle-Lega ha fin dall’inizio manifestato l’intenzione di limitare o bandire le pubblicità sulle varie tipologie di gioco d’azzardo. Anche se l’intenzione va in porto, resta sempre quello sommerso, ossia quello illegale. Secondo un’indagine condotta dalla Guardia di Finanza, il valore effettivo del gioco d’azzardo illegale è di circa 20 miliardi. Quindi, limitare gli orari delle slot machine e creare distanziometri, come sta già avvenendo, non risolve il problema. Se uno continuerà ad essere ostacolato, l’altro prenderà sempre più forza e potere. Con un’unica differenza: è illegale.