E’ stato condannato a sei anni e mezzo di carcere per quello che senza ombra di dubbio rappresenta uno dei crimini più agghiaccianti che ci siano. Per fortuna però giustizia è stata fatta (anche se la condanna agli occhi di molti appare un po’ troppo leggera).
Si è conclusa così la storia di un uomo sulla quarantina, residente nel modenese, accusato di aver stuprato e messo incinta la figlioletta di soli 13 anni. L’uomo ha potuto beneficiare dello sconto di un terzo della pena grazie al rito abbreviato, ma sei anni e mezzo alla fine dovrà scontarli comunque visto che le fattispecie di reato contestate a suo carico sono più di una: il 40enne era stato messo sotto accusa per violenza sessuale, abuso dei mezzi di correzione e violenze, visto che oltre allo stupro pare che l’uomo fosse anche abituato a torturare ripetutamente la figlia, a volte persino a suon di bastonate e a suon di docce gelate.
I fatti risalgono al 2015, anche se vennero a galla soltanto qualche mese dopo. La storia emerse in tutta la sua drammaticità quando l’uomo, di origini ghanesi e noto come pastore all’interno della sua comunità, aveva accompagnato la figlia al consultorio chiedendo espressamente che le venisse concesso l’aborto. La ragazzina al tempo aveva accusato il fratello di quella gravidanza indesiderata, ma grazie ad una consulenza tecnica venne fuori che il Dna del feto coincideva non con quello del fratello della bambina, ma con quello del padre!
Da lì la messa in stato di accusa dell’uomo a cui seguì l’immediato allontanamento da casa e la recente condanna. I legali del 40enne hanno annunciato ricorso in appello perché convinti dell’innocenza del loro assistito (pur essendoci un test del Dna a provare il tutto).