Sono diversi i capi di accusa a cui dovrà cercare di dare una risposta: Muhammad Riaz è finito sotto processo con l’accusa di aver commesso omicidio preterintenzionale, violenza sessuale e maltrattamenti in famiglia. L’uomo, il prossimo 12 febbraio, dovrà affrontare la prima udienza del processo a suo carico per aver maltrattato e ucciso la figlia in quel di Macerata, sua città di residenza.
Il pakistano, che più precisamente viveva a Montelupone, è stato accusato dagli inquirenti di aver stuprato la figlia Azka quasi ogni giorno e di averla costretta ad abortire per ben tre volte. La 19enne è poi morta travolta da un’auto lungo il tratto della provinciale che passa per Trodica di Morrovalle, e il padre potrebbe essere colpevolizzato anche di questa morte: per quanto non sia stato lui ad uccidere direttamente la figlia, in qualche modo la giovane è comunque morta a causa sua.
Il motivo? Perché la povera Azka, proprio nel tentativo di fuggire da quel padre-orco, aveva deciso di gettarsi fuori dalla vettura del padre quando l’auto era ancora in marcia e, nello schiantarsi sull’asfalto, è stata travolta da una vettura che passava in quel preciso istante. Subito dopo quella tragedia è venuta a galla l’intera storia, e cioè che Azka avrebbe dovuto essere sentita in procura, in qualità di parte offesa, nell’ambito di un procedimento giudiziario mosso proprio a carico di suo padre. Di quel padre che non meriterebbe certo di essere definito tale.
Le indagini condotte finora hanno appurato che il pakistano abbia effettivamente violentato e maltrattato Azka e anche i suoi fratelli, e che questa faccenda sia andata avanti per almeno quattro anni. Alcune volte Riaz avrebbe insultato e picchiato i figli con bastoni e pale da cricket, e le due figlie femmine, proprio per questo, sarebbero finite diverse volte al pronto soccorso. Lui, da parte sua, continua tuttora a negare ogni capo d’accusa.