Dopo essere stato eliminato dal Grande Fratello Vip, Ivan Cattaneo è stato ospite di Verissimo, trasmissione del sabato pomeriggio condotta da Silvia Toffanin. Nella puntata che andrà in onda sabato 24 novembre, il cantante ha ripercorso alcune tappe fondamentali della sua vita ed in particolare quella in cui era soltanto un 13enne, un ragazzino come tanti che esattamente come i suoi coetanei stava cominciando a scoprire la propria sessualità.
Ivan ha raccontato che quando, a soli 13 anni, fece coming out con i genitori, la sua destinazione fu nientemeno che un ospedale psichiatrico: “A 13 anni mi innamorai di un ragazzo, ma all’epoca lessi sui giornali che questi gay, definiti mostri, per innamorarsi e curare la loro imperfezione, dovevano diventare donne. Quindi per poter avere questo ragazzo ero convinto di dover diventare una donna, anche se non ne avevo minimamente intenzione. Quindi lo dissi a mia madre, e lei subito mi spedì da un dottore convinta di potermi guarire dall’omosessualità”.
Quel dottore, ha raccontato Ivan, preferì non prendersi carico di quel ragazzino, per cui lo dirottò in un ospedale psichiatrico dove le uniche terapie per lui erano farlo dormire e sedarlo in continuazione. “A un certo punto capii che dovevo difendermi dal mondo perché mai nessuno mi sarebbe stato vicino, quindi decisi di dire che ero guarito, che stavo bene e che tutto era tornato alla normalità. In questo modo sono riuscito a non ritornare più su quella questione”.
Cattaneo ha rivelato anche che prima di sfondare nel mondo della musica era intenzionato a diventare prete, tanto è vero che nel 1965 entrò in seminario. “Ritenevo fosse l’unica possibilità per me, anche perché i miei erano molto poveri e quella era l’unica via per avere il figlio in una sorta di collegio e al tempo stesso per spendere meno. Ma lì piangevo, non stavo bene. Mi avevano costretto ad andarci per non avere contatti col mondo, ma io là dentro ho sofferto molto anche perché l’omosessualità non veniva affatto ben vista. Dopo il 1968 però è cambiato tutto, e forse è anche un po’ stato merito mio”.