Matteo Salvini di promesse in campagna elettorale ne ha fatte molte, forse troppe, tanto è vero che ora che si ritrova al governo, la realtà dei fatti lo sta costringendo a doversi scontrare con limiti e ostacoli del caso. Una delle promesse che più lo ha reso popolare riguardava il taglio delle accise sulla benzina, che secondo il leader della Lega sarebbe stato il primo provvedimento da prendere non appena insediato il governo. Peccato però che di questo fantomatico taglio non si sia vista nemmeno l’ombra.
In realtà le cose sembravano mettersi male già dal dopo elezioni: non appena vinte le elezioni Salvini promise che il taglio ci sarebbe stato subito; dopo di che l’impegno fu rimandato a fine estate fino a slittare all’appuntamento con la legge di Bilancio. In pratica, la Lega, con tanto di conferma da parte del sottosegretario all’Economia Massimo Bitonci, garantì che i rinvii sarebbero finiti e che il taglio delle accise sarebbe finalmente arrivato con la manovra finanziaria. E invece niente, di questa misura non si è visto neppure un blando riferimento.
Il massimo che si legge nella bozza della legge di Bilancio è la sterilizzazione delle clausole di salvaguardia che, se scattate, si sarebbero tradotte in un aumento di Iva e di accise, quindi l’unico riferimento alle accise ha a che fare al più con un mancato aumento. Il fatto però è che nemmeno la sterilizzazione può essere data per certa visto che lo stesso testo parla di un rinvio al 2020: anche l’anno prossimo quindi ci saranno da trovare le risorse necessarie per scongiurare incrementi di Iva e accise.
Anzi, il governo sta lavorando ad un aumento della tassazione su giochi e tabacchi lavorati. Di conseguenza c’è poco da fare: il tanto paventato taglio delle accise è definitivamente sfumato.