Il pollo è senza ombra di dubbio uno degli alimenti più consumati non solo dagli italiani, ma più in generale dall’intera popolazione mondiale. E’ buono, economico e fa bene, anche se pur avendo tanti pregi non è comunque esente da rischi. Anzi, recentemente una signora inglese di 37 anni, in vacanza a Corfù, è morta proprio a causa del pollo.
E’ successo che dopo essersi servita al buffet dell’albergo in cui alloggiava con marito e figli, abbia ingerito un pezzo di pollo non cotto. Poco dopo ha cominciato ad avvertire dei forti dolori localizzati nella zona addominali, successivamente accompagnati da scariche di vomito con perdite di sangue.
In sole 24 ore le sue condizioni di salute si sono aggravate sempre più al punto che i medici hanno dovuto trasferirla in terapia intensiva. Ed è lì, in quel reparto, che il suo cuore ha smesso di battere. La diagnosi è chiara: morte dovuta a un’infezione causata da un ceppo di Escherichia coli, che non a caso è un batterio presente nella carne di pollo.
L’Escherichia coli è un batterio che si trova comunemente nella carne di pollo, e che è addirittura parte integrante della flora batterica dell’uomo e di diverse altre specie animali. Infatti questo batterio tende ad essere innocuo, ma se si incontrano dei ceppi “sbagliati” i problemi di salute possono essere dietro l’angolo, se non avere esiti fatali, proprio come nel caso della turista inglese.
Il fatto è che alcuni ceppi di Escherichia coli sono piuttosto pericolosi per l’uomo. L’Eschirechia coli 0157:H7, per esempio, è uno dei più pericolosi patogeni a trasmissione alimentare. Questa famiglia di batteri produce verocitossine altamente aggressive, che compromettono la mucosa intestinale e si insediano nel sangue, scatenando crampi nella zona addominale e scariche di vomito e di diarrea con sangue. Il decorso talvolta è proprio la morte.