Sono almeno 11 i morti accertati in quel di Genova, dove il ponte autostradale Morandi è crollato sul torrente Polcevera nella mattinata odierna. A questi si aggiungono almeno 5 feriti in codice rosso, la cui vita è duramente compromessa, e purtroppo il bilancio è solo che destinato a salire.
I soccorritori accorsi sul luogo si sono ritrovati a doversi fare strada tra mezzi schiacciati e persone morte all’interno delle loro auto. Alcuni testimoni che proprio durante quei minuti si trovavano nei pressi del ponte Morando, riferiscono di aver visto “un fulmine colpire il ponte”. “Erano passate le 11:30 quando abbiamo notato un fulmine abbattersi sul ponte. Subito dopo il ponte è andato giù tutto d’un colpo”, ha raccontato un testimone.
Le immagini e i video che girano in rete sono effettivamente molto inquietanti, e ritraggono sia il momento del crollo che gli istanti immediatamente successivi, nei quali si è sollevata una fitta nube di polvere. Si sta continuando a scavare tra le macerie per cercare quante più vite possibili e, nel caso dei morti, per preservare i loro corpi e dar loro un’identità. In via precauzionale sono state sgomberate alcune palazzine site a non molta distanza dal ponte. Il crollo ha anche travolto una parte di un capannone dell’Amiu, l’azienda ambientale gestita dal comune di Genova.
Ma cosa ha causato questo incredibile disastro? Prime ipotesi parlano di un cedimento strutturale avvenuto nel tratto che percorre via Walter Fillak, nel quartiere di Sanpierdarena. “La struttura, che risale agli anni Sessanta, era oggetto di lavori di consolidamento”, ha spiegato il gruppo Autostrade per l’Italia. “I lavori riguardavano il consolidamento della soletta del viadotto e, come da progetto, era stato installato un carro-ponte per permettere il proseguimento delle attività di manutenzione. Le attività e lo stato del viadotto erano sottoposti all’osservazione della Direzione di Tronco di Genova”.
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