Il presidente Macron ha intenzione di dare il colpo finale alle fake news attraverso la creazione di una nuova legge che costringa le testate giornalistiche online a rivelare le loro fonti di finanziamento, concedendo allo stato la capacità di sospenderne l’attività nel caso in cui venga accertata l’ingerenza da parte di potenze straniere.
Macron è da sempre in prima linea per tenere a bada coloro che rilasciano notizie false. Insieme al Presidente, anche i funzionari pubblici che hanno negato e condannato le varie diffamazioni contro di loro sotto le spoglie del giornalismo, hanno deciso di appoggiare questo proposito.
A questo proposito va ricordato un episodio in cui Macron, appena eletto e durante la conferenza stampa insieme a Vladimir Putin, accusò formalmente Russia Today di aver diffuso falsità su di lui durante la campagna elettorale. Non solo la Francia, ma anche gli Stati Uniti hanno molta familiarità con le fake news, così come Germania e Brasile, che si sono già mosse in questa direzione.
La Commissione europea invece aveva annunciato a novembre la creazione di un gruppo di consulenza sulle decisioni politiche incentrate sulla lotta alla diffusione di false informazioni online. Ma esattamente come si definisce ciò che è considerato falso? Fino a dove può spingersi un tale sforzo senza cancellare la libertà di parola, che la costituzione francese in questo caso garantisce?
Marine Le Pen, leader del Fronte nazionale di estrema destra, che apparentemente ha tratto vantaggio dalle illazioni contro Macron durante le elezioni, ha definito la sua proposta “molto inquietante”. “Chi deciderà se l’informazione è falsa?” ha tuonato.
La posizione di Macron potrebbe essere solo l’inizio di una presunta censura della libertà di espressione. E’ una situazione molto pericolosa che va discussa nei minimi dettagli prima di essere tramutata in legge, sia a livello locale che nell’ambito dell’intera UE.