“Nel curriculum c’era la mia foto in bianco e nero. Andava tutto quanto bene, l’assunzione era già stata concordata. Ma quando per assolvere all’ultimo passaggio formale, ho inviato la carta di identità a colori, ecco che ho ricevuto sul telefono un sms incredibile. L’ho letto trenta volte con le lacrime agli occhi prima di arrendermi. Non ci volevo proprio credere”.
A raccontare la sua storia è Paolo Grottanelli, 29 anni, finito al centro delle cronache nazionali dopo essere stato rifiutato da un potenziale posto di lavoro presso un ristorante di Cervia, sulla riviera romagnola. Il ragazzo non è stato più assunto dal titolare con cui aveva preso accordi per una ragione allucinante: per via del colore della sua pelle.
Il giovane aveva inviato il suo curriculum al locale romagnolo e in un primo momento, forte delle sue competenze ed esperienze, era pure stato scelto tra decine di altri candidati. Ma non appena i titolari della struttura ricettiva si sono accorti che dietro quel profilo si nascondeva un ragazzo mulatto, hanno prontamente fatto marcia indietro: “Mi spiace Paolo – hanno scritto in un sms – ma non posso mettere ragazzi di colore in sala, qui in Romagna sono molto indietro con la mentalità… scusami ma non posso farti venire giù. Ciao”.
Il comportamento degli imprenditori romagnoli è stato denunciato alla Filcams Cgil di Ravenna, che sta ora preparando una vertenza per far sì che il caso venga discusso in Tribunale. Paolo, tra l’altro, è italiano a tutti gli effetti. La sua carnagione e i suoi tratti somatici testimoniano le sue origini brasiliane, ma è stato adottato insieme al fratello da una coppia di milanesi quando aveva soltanto 3 anni.
Tutta la sua vita è quindi stata in Italia: “Ho studiato all’alberghiero – ha raccontato il ragazzo – e ho ottenuto il massimo dei voti. Mi sono sempre impegnato a scuola. Dopo il diploma ho fatto di tutto, dal magazziniere all’aiuto cuoco. Ma la mia attività ideale è stare in sala, è fare il cameriere”.