Linkin Park, agghiaccianti retroscena sul suicidio di Chester Bennington

Mentre si cercano ancora di capire le ragioni che hanno indotto al suicidio il cantante dei Linkin Park, Chester Bennington, ecco che emergono alcuni retroscena che lasciano esterrefatti.

Il front man dei Linkin Park si è suicidato impiccandosi nella propria abitazione di Los Angeles, e molti non hanno mancato di far notare come la sua morte sia avvenuta guarda caso nel giorno in cui il suo amico Chris Cornell avrebbe compiuto gli anni (la morte di Cornell scosse molto Bennington, come lui stesso dichiarò in un’intervista).

Bennington tra l’altro si è ucciso nella sua camera da letto nelle prime ore del mattino, cioè poco prima che fosse pubblicato il video del nuovo singolo “Talking to myself”, terzo estratto dall’ultimo album “One more light”. Ed è proprio questo l’altro dato che lascia senza parole: il cantante si è ucciso nel bel mezzo di un periodo concitato dal punto di vista del lavoro, quindi le ragioni del suicidio non sembrano affatto legate alla carriera.

Agghiacciante (e forse neanche tanto casuale) è poi il fatto che il singolo in questione, “Talking to myself”, racconti di una persona che combatte con i propri incubi e le proprie debolezze: “Dimmi cosa posso fare, non riesco a entrare in contatto con te, le luci sono accese ma non c’è nessuno in casa”, dice la canzone. E il ritornello insiste: “La verità è che ti trasformi in un’altra persona, corri come se il cielo stesse cadendo, posso sospirare, urlare, ma lo so che sto parlando a me”.

Insomma, Chester Bennington si è ucciso in concomitanza con il lancio di un singolo che parla di sofferenze, di lotte intestine e di disagi interiori. E il tour che sarebbe dovuto partire tra pochi giorni, evidentemente, si preannuncia in via di annullamento.

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