L’individuo che per svariati motivi ha incontrato la sostanza di abuso e ne ha iniziato l’assunzione, può in tempi più o meno brevi, provocarsi una malattia alla cui base stanno consistenti e talora irreversibili danni nel funzionamento del sistema nervoso centrale.
La dipendenza e la conseguente ricerca della sostanza sono solo, in questo caso, un sintomo clinico poiché le aree cerebrali colpite sono quelle preposte al controllo delle pulsioni e dei comportamenti. In altre parole, fermarsi a vedere soltanto il disagio sociale e i comportamenti devianti del tossicomane e dire che questi sono la causa della malattia, corrisponde a confondere il sintomo stesso con la malattia.
Per anni si è cercato di staccare la tossicodipendenza dalla medicina e i massmedia hanno avviato e a volte rafforzato un’attiva diffusione di informazioni non sempre corrette.
Del resto per i non addetti ai lavori è più facile associare la figura del tossicodipendente a quella di individui socialmente pericolosi piuttosto che a quella di una persona con dei problemi di natura psicologica che necessita di una presa in carico terapeutica. Per questo occorre che tutti, i famigliari compresi riescano ad acquisire un nuovo modello di lettura della tossicodipendenza , basato sull’osservazione scientifica anziché sulle opinioni personali.