Da El Salvador arriva una storia che ha dell’incredibile. Una 18enne di nome Evelyn Hernandez Cruz è stata stuprata e dal suo aguzzino è pure rimasta incinta. Pochi mesi dopo però si è ritrovata a dover accettare un’altra tragica realtà: quella di un aborto spontaneo che le ha portato via il figlio. Ma per la legge non c’è spontaneo che tenga: è lei la colpevole della morte del piccolo, ed in quanto colpevole il tribunale locale l’ha condannata a 30 anni di carcere.
Il caso di Evelyn Hernandez Cruz sta facendo il giro del mondo e ha sollevato non poche polemiche: per lei si sono mobilitati molti suoi connazionali, ma anche associazioni per i diritti umani del calibro di Amnesty Internacional, che hanno fatto fronte comune per ribadire come la legge anti-aborto di El Salvador sia una “normativa contraria ai diritti umani”.
La ragazza era rimasta incinta a soli 18 anni dopo essere stata barbaramente violentata nei pressi di Los Vasquez. Come spesso accade per paura, però, si era guardata bene dal denunciare il fatto, anche perché non si era neanche accorta che da quello stupro stava per nascere un bambino.
Se ne è accorta soltanto quando dei forti dolori che l’hanno colta in flagrante durante le lezioni scolastiche, l’hanno costretta a correre in ospedale. Quell’ospedale in cui i medici le hanno appunto dato la notizia: una gravidanza in corso. Evelyn, ancora piegata dai dolori, è allora corsa in bagno, ed è lì che ha avuto l’aborto spontaneo.
Da quel momento in poi è nato un nuovo inferno: la struttura ospedaliera ha avvertito la polizia dei fatti, e la polizia, a sua volta, ha arrestato la giovane donna con l’accusa di aver provocato l’aborto. La ragazza quindi è stata condannata a 30 anni di carcere per omicidio aggravato senza alcuna prova diretta che dimostri la sua colpevolezza: il giudice ha dato la sua sentenza senza neanche ascoltare le ragioni dei testimoni che sostenevano l’innocenza della ragazza.