In questi giorni in tutto il mondo si sta celebrando il Gay Pride, da quello di San Francisco a cui hanno partecipato i protagonisti della celebre serie tv 13 Reasons Why, fino a quello di Toronto a cui ha preso parte anche il premier canadese Justin Trudeau (con tanto di famiglia al seguito).
Anche quello di Milano però si è riuscito a contraddistinguere per una nota di colore in più: a parte il fatto che al Milano Pride sembra abbiano partecipato la bellezza di 200.000 persone, ciò che ha colpito gli osservatori è stata più che altro la convinta partecipazione degli uomini e delle donne delle forze dell’ordine. Alcuni dei poliziotti lì presenti per garantire la sicurezza, infatti, sono stati visti ballare e festeggiare in compagnia delle drag queen, mentre altri ancora hanno accettato di portare con sé la bandierina rainbow, simbolo delle battaglie lgbtq.
Presente alla manifestazione anche il sindaco del capoluogo meneghino, Beppe Sala, da sempre in prima linea su questo fronte e quindi in perfetta continuità con Giuliano Pisapia, ex sindaco che fece della tutela delle persone gay, lesbiche e transessuali un cavallo di battaglia della sua azione politica.
Insomma, Milano si è confermata ancora una volta la capitale italiana dei diritti civili. Tutta un’altra storia rispetto a Istanbul, dove la polizia ha sparato dei proiettili di gomma contro i manifestanti che, esattamente come in tutte le altre parti del mondo, rivendicavano la propria sessualità e chiedevano maggiori tutele al governo. La Turchia, del resto, da quando ha intrapreso la strada islamista che sta tanto a cuore al premier Erdogan, non è più stata tollerante nei confronti delle minoranze in genere.