Secondo l’Istat, la classe operaia sta scomparendo, soppiantata da i così detti “blu collar” ovvero giovani con una modesta istruzione impiegati solitamente nei call center e nei servizi alla persona.
È questo ciò che è emerso dall’ultimo rapporto Istat che dichiara che “la diseguaglianza sociale non è più solo la distanza tra le diverse classi, ma la composizione stessa della classi. La crescente complessità del mondo del lavoro attuale ha fatto aumentare le diversità non solo tra le professioni ma anche all’interno degli stessi ruoli professionali, acuendo le diseguaglianze tra classi sociali e all’interno di esse.”
In pratica secondo l’Istat il paese è coinvolto in una perdita d’identità di classe dovuta al lavoro precario e ai percorsi lavorativi che hanno tolto alla classe operaia la spinta produttiva che ha sempre rappresentato per il paese. Inoltre, sono stati rilevati intere fasce all’interno della popolazione che non rientrano più nelle classiche classi a cui finora eravamo stati abituati. Oggi, infatti, il mondo del lavoro sta vivendo una situazione di incertezza mai registrata prima. Giovani con alti titoli di studio si trovano ad ottenere solo lavori precari e quasi mai inerenti al percorso di studi effettuato. A loro si uniscono quelli che, per altri motivi, il lavoro non riescono proprio a trovarlo, vuoi per titoli di studio conseguiti in altri paesi e non riconosciuti nel nostro o per problemi di altro tipo. Una situazione che va ingrandendosi sempre di più portando a quello che per l’Istat è un cambiamento assoluto che vede una nuova classe operaia formata per metà dai blue collar al cui interno si trovano molte coppie senza figli e, per l’altra metà, da famiglie di italiano o stranieri con un basso reddito.