Il pasto in aereo compie 90 anni. Quasi un secolo di pasti consumati in alta quota e contenenti alimenti che vanno dai semplici snack ad interi menu accompagnati da vino o champagne. Un’usanza, quest’ultima, che va sempre più svanendo, forse anche a causa dell’avvento dei voli low cost che con i loro pasti frugali e a pagamento hanno via via allontanato il ricordo dei buffet di circa 50 anni fa, costituiti da aragoste, affettati e cibi tra i più ricercati.
In un mondo che cambia rapidamente, mutando usi e costumi, anche quello del cibo servito in aereo ha subito sostanziali cambiamenti, diventando sempre più un’incognita per i passeggeri che, tante volte, in vista di tratte medio-lunghe, preferiscono portarsi qualcosa da casa da tirar fuori in caso di emergenza.
Lo stesso chef Gordon Ramsey ha dichiarato di portarsi sempre cibo da lui cucinato. “Ho lavorato per le compagnie aeree per 10 anni, quindi so dove è stato conservato il cibo e quanto tempo è trascorso dal momento in cui è stato preparato a quando è salito a bordo” ha confessato. E per porre rimedio alla cosa ha pensato bene di aprire un ristorante al terminal 5 dell’aeroporto di Heathrow a Londra, nel quale si vendono menu da asporto appositamente ideati per essere consumati mentre si è in volo.
Un problema che esiste effettivamente se si considera che i pasti vengono preparati tutti in cucine industriali non distanti dagli aeroporti e che vengono cucinati dalle 12 alle 72 ore prima. Un procedimento che non viola alcuna legge (per gli standard di igiene gli alimenti possono essere conservati fino a 5 giorni in frigorifero) ma che di sicuro non giova né agli occhi né al palato.
Fonti: Immagine presa da dissapore.com