Prosegue il caso Alitalia che dopo il no del referendum è a rischio liquidazione. Nonostante il governo sia stato chiaro nel comunicare che non esiste alcuna possibilità di un investimento pari a quello che si sarebbe avuto invece dai privati, nei giorni scorsi ci sono state diverse voci secondo le quali esisterebbero dei piani alternativi per salvare la compagnia.
La verità è che per il momento, l’unica soluzione sembra essere quella di una richiesta di via libera da fare all’Unione Europea, dopo la quale chiedere un prestito ponte di circa 400mila euro, indispensabile per mantenere almeno per un po’ la compagnia sul mercato. Il governo è infatti intenzionato a muoversi in modo da creare minor danni possibili alla mobilità ed ai viaggiatori ma, tolto questo, come lo stesso Gentiloni ha già ribadito, è da escludere un finanziamento da parte del governo. Impossibile da attuarsi perché contro le normative europee e al di là della volontà di governo e cittadini.
Intanto, ci si chiede chi potrebbe, quindi, dare una mano alla compagnia aerea che ormai da circa quindici anni si trova in una crisi che sembra non conoscere la parola fine. A scanso di equivoci, Ulrik Svensson, il direttore finanziario di Lufthansa ha già detto che non c’è alcuna intenzione di acquistare Alitalia.
Allo stesso modo anche Intesa Sanpaolo ci ha tenuto a dichiarare che non c’è nessun piano B che preveda un aiuto da parte della banca che, in quanto tale, si occupa di crediti e non di aeromobili. “Non abbiamo un piano B e non compete a noi farlo.” Parole espresse con chiarezza da Carlo Messina, ceo di Intesa San Paolo che ha ritenuto mettere subito in chiaro la posizione della banca nei confronti della compagnia aerea.
Fonti: Immagine presa da ansa.it