Ciò che oggi è nuovo domani non lo è più, diventa vecchia quasi obsoleto e viene rimpiazzato da un modello ancora più tecnologico: parliamo del settore tech, in particolare quello dei device.
Per arrivare ad un acquisto consapevole bisogna passare anche per un eduzione vera e propria del riciclo e smaltimento.
Tutto ciò, specie a seguito di nuove norme imposte, sta dando buoni frutti anche quando ci si deve disfare di oggetti che oramai fanno parte del nostro quotidiano: apparecchiature elettriche ed elettroniche, vecchi computer, stampanti, telefonini e tablet.
Al momento il nostro Paese ha preso con serietà questa necessità come una sfida ed il consorzio ReMedia fa sapere che nel 2013 ha gestito 42 mila tonnellate di RAEE (rifiuti tecnologici), il + 2,9% rispetto al 2012, a piccoli passi. Nella pratica, si sono mandati a riciclare 34.835 tonnellate di rifiuti tecnologici domestici, 2.542 tonnellate di rifiuti RAEE professionali e 4.260 tonnellate di pile e accumulatori portatili.
Quali sono i rifiuti più gettonati dai nostri connazionali?
In cima alla piramide troviamo Tv e monitor (17.923 tonnellate solo nel 2013) ai quali seguono elettronica di consumo, informatica e piccoli elettrodomestici.
La regione più produttiva in questo campo è la Lombardia con 7303 tonnellate di rifiuti hi-tech, seguita dall’Emilia Romagna, con 3.581 tonnellate, e dal Veneto, 3.108 tonnellate. La città più “riciclona” è Milano a conferma della tendenza con 2.857 tonnellate.
Con questi numeri il paese dovrà fronteggiare la richiesta di smaltimento adeguandosi ad una Direttiva europea sui RAEE secondo cui bisognerà smaltire l’85% di RAEE generati entro il 2019.
Cosa accade ai nostri device quando hanno concluso il loro ciclo di vita?
Va detto che molto spesso il destino degli oggetti di tecnologia finisce quasi sempre nelle pattumiere, perchè in caso di guasti costa più ripararli che ricomprarli nuovi.
Così si finisce per correre in negozio a comprare un nuovo modello.
La giusta alternativa dovrebbe logicamente quindi essere quella del riutilizzo, ad esempio puntando al riciclo delle batterie agli ioni di litio, particolarmente inquinanti e dando nuova vita al silicio ed a metalli come stagno e alluminio che compongono i device.
Invece i dispaly potrebbero essere riutilizzati a fini commerciali, sia quelli LCD che AMOLED, utilizzandoli per produrre schermi per prodotti a fascia più bassa.
Stando alle classifiche sono i tablet e gli smartphone, le apparecchiature più difficili da smontare seguiti dai ebook, i più semplici invece risultano i notebook.
Cosa c’è oltre la discarica?
Al momento sul nostro territorio esistono alcune organizzazioni e rivenditori che si occupano di ritirare i device, come Saturn e Centri Marco Polo, inoltre nelle varie città sono presenti vari Box per le raccolte differenziate per il riutilizzo, come nel caso degli ECO- Box Ecoway.
Il servizio si occupa di smaltire dalle lattine, alle apparecchiature tecno, smartphone e Tablet per mezzo degli appositi contenitori e di un servizio specifico.
Giancarlo Dezio, a capo del Consorzio Ecolight, ha commentato che però il nel 2013 c’è stata un effettiva diminuzione del carico di raccolta “Si conferma il calo della raccolta dei RAEE, questo per effetto della crisi – si compra e si butta meno – e dei circuiti paralleli, ovvero aziende che operano al di fuori del sistema nazionale e/o esportano questi rifiuti all’estero illegalmente o meno”, al momento il Consorzio Ecolight è presente sul territorio con oltre 3.600 isole ecologiche attrezzate con gli appositi box. Inoltre, in base al DM 65/2010 “Uno contro Uno”, a fronte dell’acquisto di una nuova apparecchiatura in sostituzione di una equivalente non più funzionante, è possibile lasciare quella vecchia direttamente in negozio: il servizio è gratuito e basta compilare una scheda di consegna.
Altra iniziativa benefica è Magris dei Gesuiti che attraverso la raccolta di telefonini vecchi e usati sponsorizza Missioni, Progetti Educativi e aiuto medico in vari paesi del Sudamerica.
Nonostante tutto nella nostra società si è ormai abituati all’idea dell'”usa e getta” che dovrebbe però essere cambiata a partire dalle stesse aziende produttrici. Bisogna ricordandosi che per la produzione dei device non solo vengono usati materiali altamente inquinanti e difficili da rinnovare, ma anche terre rare materiali che si stanno lentamente esaurendo.
Bisognerebbe quindi arrivare ad una sana politica di riciclaggio non solo per l’ambiente ma anche per poter continuare ad usare i nostri amati device.