Nel giorno in cui Roberto Baggio, non uno qualunque, afferma di adorare calcisticamente Carlos Tevez fin dai tempi in cui l’Apache giocava nel Boca, il bomber argentino rilascia dichiarazioni d’amore nei confronti della nostra Serie A che suonano, ai più, un tantino esagerate: “Ho giocato in molti campionati, ma ritengo che il più difficile sia senza dubbio quello italiano. C’è molta, troppa tattica e questo lo rende più complicato che altrove“.
È sotto gli occhi di tutti la bravura tecnica e realizzativa del nuovo numero 10 bianconero che ha già firmato 15 reti e fornito prestazioni sempre sopra la media ma, forse, affermare che quello italiano sia il campionato più difficile rappresenta uno sfogo nei confronti dei club in cui ha militato precedentemente e nei quali non trovava molto spazio, su tutti il Manchester City. Sicuramente la Serie A manterrà sempre il suo fascino ma definirla più difficile rispetto ad altri tornei esteri sembra un paradosso, soprattutto quando giochi per una squadra che naviga a vele spiegate e senza difficoltà verso l’obiettivo scudetto.
Ad esempio, basta osservare la classifica di Premier League per constatarne la difficoltà: il Chelsea, la corazzata di Mourinho, è prima ma ha al fiato sul collo di City, Liverpool ed Arsenal, non squadre qualunque. E il Manchester United? Attualmente è settimo in classifica distante ben 18 punti dalla testa di serie e con delle difficoltà di gioco che sono oggettive, come altrettanto oggettivo è il numero dei fuoriclasse presenti nella rosa di Moyes. Una squadra certamente non paragonabile, con tutto il rispetto possibile, alla nostra settima: il miracoloso Verona di Mandorlini e Toni.
In Spagna la lotta per il titolo è un discorso aperto a 3: Real, Barcellona e Atletico. Tre superpotenze che in campionato sono tutte cadute almeno una volta in più della Juve, che attualmente registra una sola sconfitta. Se poi andassimo ad analizzare il numero di top player sparsi solo in questi 2 campionati, il confronto con la nostra “povera” Serie A non reggerebbe.
In definitiva le parole di Tevez possono rappresentare un incoraggiamento ad un campionato che vuole colmare il gap con l’estero ma che in realtà è ancora troppo distante dai propri competitors. A testimoniare questa differenza è paradossalmente proprio la sua Juventus: regina incontrastata e spietata in Italia, ma in Champions League una delle tante squadre “solo di passaggio”. Altro dato: l’Apache, che rimane sempre un ottimo giocatore, non segna in Europa dal lontano 2009 quando giocava con il Manchester United, oggi settimo come il nostro Verona.