Una clip dal forte impatto emotivo per richiamare l’attenzione. Un minuto e 32 secondi di video per raccontare una tragedia che rischia di finire nel dimenticatoio collettivo. Così, sfruttando lo straordinario potere delle immagini, Save The children ha deciso di mobilitarsi in favore dei bambini siriani.
La Siria vive oggi una situazione molto difficile. Dal marzo del 2011, periodo in cui sono cominciate le prime dimostrazioni di piazza contro il regime del presidente Assad, il Paese ha conosciuto una spirale di violenza senza precedenti, che si è presto trasformata in una guerra civile. A farne le spese, come accade regolarmente in gran parte dei conflitti moderni, è stata soprattutto la popolazione. Secondo le stime dell’Onu i morti degli scontri sarebbero oltre 125 mila, di cui almeno la metà civili. Altissimo anche il numero degli sfollati, che sfiorerebbe i sei milioni e mezzo, e delle persone bisognose di assistenza, che sarebbero più di nove milioni. Un inferno che da un po’ di tempo a questa parte è praticamente sparito dai media.
Ecco perché la nota organizzazione umanitaria con sede a Londra ha voluto porre l’accento su coloro che, di questo immenso dramma, sono le principali vittime: i bambini. Il video comincia con la festa di compleanno di una ragazzina, che soffia felice le candeline, applaudita dai familiari radunati attorno a lei. Un momento di serenità e giovialità, a cui ne seguono altri, mentre la piccola cresce desiderosa di conoscere il mondo e gustare la bellezza della vita. Ma a un certo punto il rombo degli aerei da guerra che squarcia il cielo segna il rovesciamento della prospettiva: i giochi, la scuola e i sorrisi svaniscono, sostituiti dalle fughe improvvise, dalle urla di terrore, dalle esplosioni. La normalità fa spazio alla follia della guerra, l’innocenza a una terribile consapevolezza. Il cambiamento è evidente negli occhi della bambina, che appaiono spaventati prima e del tutto smarriti poi. Il suo volto sporco, lavato solo dalle lacrime che scendono a testimoniare gli orrori vissuti, con il tempo diventa del tutto inespressivo, incapace di manifestare qualsiasi reazione. La clip termina com’era iniziata: è il compleanno della piccola, che però stavolta è sola nella tenda di un campo profughi. Nessun familiare è presente a cantarle gli auguri tranne la madre, probabilmente l’unica sopravvissuta. L’unica che la guerra non ha portato via.
«Solo perché non sta accadendo qui, non significa che non stia accadendo» recita lo slogan finale del video. Un invito a non rimanere ciechi e indifferenti nei confronti di un evento che, è vero, non ci riguarda direttamente, ma che non può comunque essere ignorato, perché a morire sono persone che potrebbero essere i nostri padri, le nostre compagne, i nostri fratelli, le nostre amiche. Perché a morire, soprattutto, è il futuro di tanti bambini che potrebbero essere i nostri figli.
[Credits foto e video: Save the Children]