Terminati gli scontri in piazza Maidan il fronte della protesta si è spostato in Crimea, nell’Ucraina orientale.
Questa mattina un gruppo di una cinquantina di uomini armati ha assalito i palazzi del parlamento e del governo di Sinferopoli, capitale di Crimea, mentre alcuni gruppi di cittadini erigevano barricate davanti ai due palazzi governativi.
Alcune persone armate sono entrate negli edifici ed hanno tolto dal pennone la bandiera ucraina che sventolava accanto a quella della Repubblica di Crimea.
La polizia non è intervenuta evitando vittime durante l’irruzione e in conseguenza degli scontri il presidente ucraino ha messo in guardia la flotta russa di stanza nel Mar Nero contro qualunque forma di aggressione militare.
Il blitz all’interno dei palazzi governativi è stato confermato dal premier della Crimea, Mohilyov, che ha precisato che le autorità locali si stanno occupando della predisposizione di misure adeguate alla situazione.
Da Kiev, intanto, sono state messe in allerta le forze di polizia comprese quelle speciali.
Prosegue, nel frattempo, la caccia al deposto presidente Yanukovich, che secondo alcune fonti, si troverebbe ancora all’interno dei confini del Paese.
Ad alimentare la tensione anche una serie di esercitazioni ordinate dal presidente Putin che, secondo i suoi portavoce, sono operazioni di routine, ma inserite nel contesto attuale non fanno altro che aumentare la preoccupazione e lo stato di allerta.
Le preoccupazioni maggiori riguardano ora la capitale Sinferopoli che, a seguito degli stravolgimenti avvenuti nel governo centrale, ha visto sorgere scontri tra gli oppositori del nuovo regime e la Comunità dei Tartari della Crimea.
La polizia ha fatto fatica a sedare gli scontri che hanno registrato anche alcuni feriti.
Intanto, la seduta straordinaria del Consiglio Supremo di Crimea, il cui oggetto era quello di ripristinare la Costituzione del 1992 che concede alla penisola di eleggere un proprio Presidente e di gestire autonomamente la politica estera, è stata rinviata per mancanza di quorum.
I filorussi richiedono anche l’indizione di un referendum che chieda agli abitanti se mantenere lo stato attuale di repubblica autonoma oppure di richiedere l’integrazione alla Russia.