Non è un Sanremo per talent-show

C’era un tempo in cui il Festival di Sanremo soffriva di una patologia: la sindrome da talent-show. Le fabbriche del successo canoro fornivano in quantità industriale al Festival i propri campioni, già amati dal target di pubblico a cui si rivolgevano, e questi finivano puntualmente per sbancare la kermesse. Parla chiaro a tal proposito l’albo d’oro della manifestazione: dal 2009 al 2013, con la sola eccezione dell'”intruso” Roberto Vecchioni, chi ha trionfato all’Ariston lo aveva già fatto nel talent d’appartenenza, Amici per quanto riguarda Carta, Scanu e la Marrone, X-Factor a proposito di Mengoni.

Ad interrompere questo dominio la vittoria di ieri sera di Arisa, che con la sua “Controvento” mette in fila tutti gli altri, a partire da Raphael Gualazzi e il debuttante Renzo Rubino: sul podio di Sanremo 2014 nessuna traccia dei talent. La notizia aumenta la propria portata se collegata all’assenza, nell’intera schiera degli artisti in gara, di cantanti fuoriusciti dalle ultime edizioni dei talent-show. L’unica “creatura” degli show musicali in concorso quest’anno, Noemi, la si ricorda ormai per tutto il resto della propria carriera, da Sanremo 2010 in poi.

Lo stesso vale per la categoria Nuove Proposte: tra giovani (Rocco Hunt) e meno giovani (Zibba, The Niro) nessuna traccia di campioni dei talent. Il criterio di selezione di quest’anno, basato sulle candidature in rete, ha di certo inibito le possibilità di proporsi per i prodotti dei vari Amici o X-Factor. Eppure le ultime edizioni erano state vinte da Antonio Maggio (ex degli Aram Quartet, X-Factor) e l’allora sedicenne Alessandro Casillo (Io canto). Segnali di resa anche quì, dunque.

Che fine hanno fatto perciò i tempi in cui il podio era un affare tra Emma Marrone e Noemi? O quelli in cui Valerio Scanu superava la concorrenza di Pupo & Filiberto e lo stesso Mengoni? O ancora, quelli in cui Marco Carta batteva sul fil di lana il brano omofobico di Povia e il napoletano di New York Sal Da Vinci? In quel periodo il Festival di Sanremo per le malelingue era diventato una succursale di Amici, più che di X-Factor. Il Festival di Maria De Filippi, ribattezzato così, era ormai una vetrina di lusso per le giovani star prodotte dalla palestra Mediaset. Uno step quasi naturale l’esibizione all’Ariston, spesso condita da vittoria.

Tuttavia, dopo il trionfo di Emma Marrone nel 2012, sembra evidente una cosa: il legame tra il re dei talent e il Festival sembra definitivamente spezzato. In tal senso la causa è da ricercare nella relazione fra due elementi inversamente proporzionali tra di loro: il livello più alto delle ultime due edizioni del vituperato Sanremo e il calo, oltre che degli ascolti, dello standard qualitativo dei prodotti sfornati da X-Factor e soprattutto Amici. Non più i Re Mida delle precedenti annate.

Si potrebbe anche ipotizzare un’incrinatura nei rapporti fra la De Filippi e la Rai e la direzione artistica del Festival, ma si finirebbe col dare adito a ipotesi dietrologiche, a discapito invece di ciò che interessa maggiormente: ovvero, come sta la musica italiana? Se Sanremo ne è lo specchio, è viva e vegeta. Anzi, senza la sindrome da talent-show sta anche meglio.

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