Smaltimento illecito di rifiuti, 11 indagati in Basilicata

Torna a far discutere il Centro Oli di Viggiano, in provincia di Potenza. Secondo gli inquirenti dell’Antimafia potentina Laura Triassi e Francesco Basentini, infatti, i rifiuti prodotti dal suddetto centro sarebbero stati smaltiti illegalmente per oltre tre anni e mezzo.
I responsabili sono da ricercare all’interno dell’Eni, proprietaria dello stabilimento in Val d’Agri, ed avrebbero lavorato in complicità con il presidente di Confindustria Basilicata Michele Somma e il vertice di Sorgenia, appartenente al gruppo De Benedetti.

Insieme ai loro, sono stati diramati dai militari del Noe dei carabinieri 11 avvisi di garanzia verso altrettanti nomi invischiati nel traffico illecito di rifiuti, in special modo di quelli tossici.
È dal 2010 infatti che il pubblico ministero Triassi indagava sulla destinazione delle scorie liquide contenute nelle vasche del Centro Oli.

Conosciute in gergo tecnico come “acque di produzione”, questi liquidi altro non sarebbero se non i residui del greggio, uniti alle sostanze con cui questo viene preparato per essere immesso nell’oleodotto che arriva a Taranto. In teoria andrebbero smaltiti a Tecnoparco, una società che offre servizi alle imprese dell’area di Pisticci; una volta arrivate, decine di migliaia di tonnellate all’anno vengono smaltite tra le acque del Basento, dopo tutti i trattamenti specifici del caso.

Ma proprio quest’ultima, delicatissima fase ha destato i primi sospetti delle autorità. Pare infatti che a Viggiano gli apparecchi in grado di depurare questo liquidi dagli idrocarburi che li rendono così dannosi per l’ambiente non esistano neanche. Allo stesso tempo, i liquidi non possono neanche essere smaltiti nei pozzi già esauriti, considerando anche l’alta sismicità del suolo lucano.

I due ingegneri Paolo Rabitti e Alfredo Pini che, su richiesta della procura di Rovigo, di recente si sono occupati anche dell’inquinamento nella centrale Enel di Porto Tolle, avevano prelevato nei mesi scorsi alcuni campioni di liquido affinché fossero analizzati. I risultati sono stati preoccupanti: troppi idrocarburi nei sedimenti del fiume e e nella valle di Tecnoparco.

Nei prossimi giorni verranno effettuati ulteriori esami chimici. Nel frattempo però sono in parecchi a dover rispondere dei danni, a cominciare dal responsabile del distretto meridionale dell’Eni Ruggero Gheller e dai vertici di Tecnoparco Valbasento.
Altri nomi noti nell’ambiente sono quelli di Faustino e Michele Somma, dei quali l’ultimo è il presidente degli industriali lucani; il direttore Nicola Savino e il socio Giulio Spagnoli; il costruttore materano Giovanni Castellano, titolare di un impianto per lo smaltimento dei fanghi industriali e già noto agli inquirenti da quando, nel dicembre scorso, fu coinvolto nella gestione illecita di rifiuti nell’area di “Potenza centro”; infine Gaetano Santarsia, commissario del consorzio per lo sviluppo industriale di Matera, e Massimo Orlandi, ex amministratore delegato di Sorgenia.

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