Maurizio Crozza a tutto spiano a Sanremo. Il 54enne comico genovese, già mattatore della scorsa edizione in cui aveva imitato i candidati alle elezioni 2013, torna sul palco dell’Ariston con un’altra esibizione irriverente e spettacolare.
L’ingresso, avvenuto dopo il turno di Francesco Sarcina, vede Crozza arrivare sul palco con un enorme scudo con su scritto “Pace“: l’introduzione di Fabio Fazio da il là ad una serie di battute basate ancora una volta sul mondo della politica, in cui vengono citati il ministro uscente Kyenge e il comandante che dà a Schettino l’ordine di andare a bordo.
Subito dopo arriva il cuore del Crozza show, con l’Italia e gli italiani al centro del monologo: gli italiani criticati e maltrattati dall’Europa, con riferimenti alla situazione attuale (e i suoi equilibri eurocentrici) e la grandeur italiana dei secoli precedenti. Con il suo solito stile tra il serio ed il faceto, il comico di Ballarò ubriaca con un ritmo sostenuto e qualche parolaccia politicamente corretta, citando anche le bellezze dell’arte nostrana.
“Michelangelo era determinato e, tanto per ricordarlo all’amico Giovanardi, era pure omosessuale. La grande bellezza e l’enorme disastro.” Questa la massima che apre la parte dello sketch dedicata alla tematica dell’edizione di Sanremo 2014, la bellezza. “Michelangelo in questo caso è la grande bellezza, Giovanardi quello da migliorare.”
“Enzo Ferrari nel 1939 ha inventato la macchina più bella del mondo, nel 2014 John Elkann ha sparato la cazzata più grande dell’universo: i giovani non hanno lavoro perchè gli piace stare a casa. Bisogna modificare la struttura sintattica: i giovani stanno a casa perchè non trovano lavoro, ma soprattutto perchè non hanno ereditato la Fiat da tuo nonno come te”. Questa la chiosa del monologo di Crozza, relativa all’affaire Elkann, autore negli scorsi giorni di dichiarazioni in merito ai giovani bamboccioni che hanno fatto il giro d’Italia in poche ore.
Dopo il paragone di Grillo con Napoleone (Crozza definisce il suo concittadino un mitomane) e la rilettura a proprio modo di un’aria del Don Giovanni di Mozart, arriva il momento più atteso: l’imitazione, breve ma divertente, del neo-premier Matteo Renzi, con standing ovation finale.
Tra satira sociale e politica, un dato ormai è assodato: non è Sanremo senza Crozza.