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Categorie: News Politica

Social network e politica, un rapporto sempre più stretto e strategico

Published by
Giulia Papapicco

La classe politica sta scomponendo la novità introdotta in primis da Facebook ma soprattutto da Twitter e da un Google+ ancora tutto da scoprire. Retweet, hashtag e la selva oscura dei followers. Proprio da questi ultimi ha inizio il processo di accalappiamento di consensi. Secondo quanto sostiene Michael Slaby, l’interazione spontanea è la conseguenza della fidelizzazione del cliente o utente in questo caso. A dirlo nientemeno che il capo dell’Integration & Innovation Office che ha praticamente fatto vincere le presidenziali del 2012 a Barack Obama.

Velocità, rapidità, flusso continuo. Queste le parole chiave di un fenomeno inarrestabile: la tecnologia, internet. Hardware e software progrediscono in continuazione ed ecco che a supportarli entrano in gioco i social networks e gli smartphone, i tablet. Tutto questo ha cambiato le strategie di comunicazione, di raggiungimento di utenze, dal mondo in evoluzione del giornalismo a quello antico ma sempre in divenire della politica.
L’ispirazione Futurista potrebbe aiutare a capire meglio di cosa stiamo parlando. Le velocità delle macchine, i cavalli scomposti per crearne movimento, il 3D del Novecento.

I social network hanno permesso ai comuni mortali di accedere alle stanze dei bottoni. Così il coinvolgimento dal basso, la libertà della partecipazione per dirla alla Gaber, ha permesso per esempio al Movimento Cinque Stelle di creare una democrazia interattiva che ha non solo portato Grillo a vincere in qualche modo le elezioni di febbraio 2013, ma ha anche permesso di dimostrare che una sorta di democrazia ad hoc può funzionare. E può anche ritorcertisi contro. Si perché sappiamo tutti che Grillo non voleva andare alle consultazioni con Renzi, ma proprio i suoi utenti alla fine hanno avuto la meglio.

#escidaquestoblog. Forse sará l’unica cosa che ricorderemo o che vorremo ricordare dell’incontro imbarazzante fra Renzi e Grillo. Tutto andato in diretta streaming, altra novità sconcertante per un mondo, quello politico, in cui spesso gli accordi si fanno sottobanco. Ma tutta questa rapidità, questo piede sull’acceleratore che il futuro ci obbliga a schiacciare, da dove viene? Dall’America, of course. Gli americani fanno della rapidità la loro vita: cibo precotto, microonde, ottimizzazione del lavoro magari facendo un po’ di tapis roulant. Così l’informazione, l’interazione per l’esattezza. Tornando a Obama, qualche tempo fa si parlava in rete di una scelta da parte del presidente di parlare sempre meno con i giornalisti e utilizzare Facebook e Twitter come canali primari, seguiti da Instagram. Poi è stata la volta di Google+ e Obama ci ha costruito, con l’aiuto di un entourage di tutto rispetto, la campagna che tuttora prosegue come sensibilizzazione, a favore della riforma sanitaria.

In Italia a parte il #staisanremo, su Twitter gli utenti dimostrano periodi altalenanti. Ma le cose sembra stiano cambiando dal punto di vista del rapporto fra politica e social network, visto che con le ultime elezioni i partiti si sono dati una svegliata, è proprio il caso di dirlo. Tutto è cominciato nel 2012, con giusto quattro anni di ritardo rispetto alle strategie vittoriose di Obama per esempio, quando si è registrato un aumento dell’85% da parte dei parlamentari dell’interesse nell’approdare al sistema dei cinguettii. Nonostante infatti Facebook sia il mezzo più diffuso fra gli italiani, Twitter è in ascesa. Twitter è veloce, si devono rispettare poche ma buone regole e soprattutto l’interazione con il profilo ufficiale di chi si decide di seguire è garantita quasi al 100%. Se io seguo il profilo di Matteo Renzi, attivissimo durante le due campagne alle primarie del PD, so che a scrivere è lui. Accattivante. Interessante. Rassicurante.

E proprio l’agenzia di comunicazione che ha curato la campagna di Matteo Renzi, Proforma, ha fatto i compiti a casa di Obama seguendo il responsabile Slaby. Un altro che fa dell’informalitá lo stile da vincente. Se parliamo di stile, su Twitter è una scienza esatta perché se ti devi distinguere lo devi fare bene. Ed ecco il cinguettio di Matteo Renzi dopo l’incontro di Teano del 2014 che peró non è stato così fruttuoso: «Mi spiace tanto per chi ha votato 5Stelle. Meritate di più, amici. Ma vi prometto che cambieremo l’Italia, anche per voi #lavoltabuona».

Grillo invece usa Twitter per annunciare la sua decisione: «Sono a Roma #sfiduciamorenzie» e poi posta una foto in cui si attorciglia la bandiera dell’Europa attorno al collo come a simboleggiare uno strozzamento.

Siamo pronti alla vera rivoluzione del secolo? No, non quella dei Renzie.

[Credits foto: intelligonews]

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Giulia Papapicco