Uno dei volti simbolo dei Sanremo del nuovo millennio è stato sicuramente quello di Anna Tatangelo. La cantante di Sora è esplosa grazie alla vittoria tra le Nuove Proposte nel 2002, a soli 15 anni, con Doppiamente fragili. Da lì, numerose partecipazioni, sempre guidata dal suo mentore, nonché compagno, Gigi D’Alessio, con canzoni che hanno sempre fatto discutere: dalle frasi scritte sul telefono della Ragazza di periferia all’amico gay del 2008 (indimenticabile il Gigi Ti Amo durante la premiazione per il secondo posto), fino alla svolta aggressive con la mitica Bastardo.
Nonostante non sia sul palco di Sanremo dal 2011 nelle vesti di cantante, stranamente quest’anno la regina di Sanremo è proprio lei, Lady Tata, grazie ad uno spot, già trasmesso durante lo scorso Festival, del marchio Coconuda, di cui la Tatangelo è testimonial. La Tatangelo balla, canta e ammicca nello spot, con gli stessi vestiti proposti nello spot l’anno precedente, il tutto con il jingle del suo ultimo brano, Occhio per occhio, con cui la Tatangelo ha provato, ahinoi non con grandi risultati, a diventare la nostra JLo.
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I social network sono esplosi: tutti a commentare, o meglio a criticare, lo spot e la cantante. Su Twitter, Anna Tatangelo fa più tendenza dei cantanti stessi. I commenti, purtroppo, non sono stati molto lusinghieri nei confronti della cantante di Sora: Selvaggia Lucarelli ha affermato che la truzzaggine della Tatangelo merita il podio a Sanremo, c’è chi parla dei suoi vestiti, chi del pessimo motivetto.
Tuttavia, i fan, forse non comprendendo l’ironia, hanno osannato la loro beniamina, esaltando i risultati ottenuti sul social network da Lady Tata e anche i suoi detrattori, forse annoiati dal Festival e critici nei confronti dei cantanti e delle canzoni in gara, hanno richiamato a gran voce lo spot della Tatangelo, definendola come la cosa più bella del festival e affermando che la sua canzone sarà ricordata e canticchiata più di quelle in gara. Alla fine i detti son sempre veri: parlane bene, parlane male, ma l’importante è che se ne parli.