Ci sono cose che aprono il cuore di tutti, come un cucciolo di Labrador, una stecca di cioccolato fondente, l’arcobaleno, un figlio. Sì, un figlio soprattutto. E i papà sembrano essere le prime vittime dell’enorme potere dei cuccioli d’uomo, palesandone le conseguenze sia fuori che dentro.
E se del “fuori” se ne occuperà la moglie, la mamma o la suocera, del “dentro” se n’è occupata la Notre Dame University, che ha condotto uno studio sugli effetti biologici della paternità . Guidati dal dottor Lee Gettler, i ricercatori sono riusciti ad individuare i fattori endocrini causati da una delle gioie più grandi della vita: diventare padri.
Sembra infatti che nel primo anno di paternità, il livello di testosterone diminuisca di un terzo nei maschietti, a causa della neuroregolazione del sistema nervoso centrale, in grado di concentrare l’attenzione del neo papà esclusivamente sul neonato, proprio come avviene per le donne.
Dunque signore, non allarmatevi: nessuna amante o crisi matrimoniale. Se il vostro lui la sera sfrutta il bonus “mal di testa”, la colpa è della diminuzione dell’ormone che l’ha reso il maschio alfa di cui vi siete innamorate. Ironizzando, la colpa è di vostro figlio.
Uno studio che enumera, dunque, svariati effetti positivi quali fedeltà, maggiore comprensione e attenzione verso il nucleo familiare oltre che più forti difese immunitarie, ma anche svariati effetti negativi che si traducono nei tipici atteggiamenti del maschio riprodotto, come iperalimentazione, sedentarietà e calo della libido.
Il dottor Gettler definisce “sensitising effect” la somma degli effetti della paternità a cui gli uomini sono soggetti, indiscriminatamente, dopo il primo figlio. “Non sono solo le madri a passare attraverso la gravidanza e il parto e non sono solo le madri che biologicamente rispondono alla genitorialità”, spiega l’antropologo a capo dello studio.
Nessun pericolo invece per la mascolinità, che al contrario, in un padre di famiglia, raggiunge la sua massima espressione.