Italiani “tecnoesclusi”: analfabetismo digitale o carenza di banda?

Quasi quattro italiani su dieci risultano “tecnoesclusi”, ovvero completamente tagliati fuori dalle tecnologie digitali: 37 su 100 non hanno mai usato internet, né un computer; un dato che ci vede estremamente in ritardo rispetto agli altri Paesi europei (in Europa la media di tecnoesclusi è del 20%, in Svezia è il 3%).
I dati emergono dall’ultimo Annuario Scienza e Società redatto da Observa Science in Society e curato da Massimiano Bucchi dell’Università di Trento e Barbara Saracino dell’Università di Firenze, presentato a Torino da Helga Nowotny, presidente uscente dell’European Research Council.

Questi dati “fanno emergere un’Italia che solo in una fascia specifica della popolazione, cioè i giovani under 40, accede alle nuove tecnologie, mentre registra un gap tecnologico ancora forte nelle fasce di età fra i 45-60 anni“.
Un gap, ha illustrato Saracino, che “vede le donne maggiormente tecnoescluse degli uomini”. Le donne “usano meno le nuove tecnologie sia per la differente condizione occupazionale, cioè hanno un accesso inferiore al mondo del lavoro dove tipicamente si usano internet e pc, sia per il tipo di attività svolta, spesso lontana dalle tecnologie digitali”.
Per “aprire le porte a un maggiore accesso e uso delle tecnologie digitali bisognerebbe spingere il nostro Paese verso una vera cultura scientifica”. E, riguardo la digitalizzazione ancora troppo lenta del nostro Paese, Saracino taglia corto: “L’apertura al digitale trova attenta solo la fascia giovanile degli italiani mentre un’ampia fascia di cittadini, i più ‘maturi’, non sembra alfabetizzata a sufficienza per utilizzare la rete al meglio delle possibilità”.

I numeri possono apparire sconcertanti, ma se analizziamo più a fondo la questione e pensiamo alla situazione infrastrutturale del nostro Paese, non risulta difficile immaginare che rispondano pienamente alla realtà dei fatti. La qualità dei mezzi tecnici con cui ci si connette a internet rappresenta uno degli indicatori chiave individuati dall’Unione europea per misurare il digital divide. Secondo i dati ISTAT, in Italia solo il 59,7% delle famiglie accede alla rete da casa utilizzando una connessione a banda larga. Anche se negli ultimi sette anni è aumentata considerevolmente la quota di famiglie che dispongono di una connessione veloce per accedere a internet da casa (dal 14,4% del 2006 al 59,7% del 2013), nel confronto internazionale la percentuale di famiglie italiane che dispone di un accesso a internet mediante banda larga è decisamente inferiore alla media europea. La quota di famiglie con almeno un componente tra i 16 e i 74 anni che possiede una connessione veloce è pari al 55% contro il 73% della media europea. Dopo l’Italia troviamo solo Bulgaria, Grecia e Romania (intorno al 50%), mentre Svezia, Regno Unito, Danimarca, Finlandia, Paesi Bassi e Germania registrano un tasso di penetrazione che supera l’81%.

Fonte: Dati Istat 2013

La situazione presenta, inoltre, una sensibile variabilità territoriale. Nelle regioni del Centro-Nord il 62,4% delle famiglie dispone di una connessione veloce, tra cui in primis la Provincia Autonoma di Bolzano, il Veneto, l’Emilia Romagna e la Lombardia. Le regioni più svantaggiate restano quelle del Mezzogiorno, in particolare il Molise, la Calabria e la Sicilia.

Tra le famiglie si osserva un forte divario tecnologico da ricondurre a fattori di tipo generazionale, culturale ed economico. Tra le famiglie costituite da sole persone di 65 anni e più appena il 12,2% dispone di una connessione a banda larga, mentre tra le famiglie con almeno un minorenne la quota sale all’84,8%; anche qui con forte divario tra Centro-Nord e Sud del Paese.

Tornando ai tecnoesclusi di Observa, secondo i curatori dell’Annuario Bucchi e Saracino, nel complesso “dieci anni di dati ci dicono che il vero problema non è l’assenza di una cultura scientifica. Il nodo critico, in questi dieci anni, resta la fragilità di una cultura della scienza e della tecnologia nella società: di una cultura che sappia discutere e valutare i diversi sviluppi e le diverse implicazioni della scienza e della tecnologia evitando le opposte scorciatoie della chiusura pregiudiziale e dell’aspettativa miracolistica”.

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