Strage di cristiani in Nigeria. Almeno sessanta persone sono morte nel villaggio di Izghe, nello Stato nordorientale del Borno. Responsabili della mattanza sarebbero, secondo le prime ricostruzioni, i miliziani del gruppo radicale islamico Boko Haram.
L’attacco sarebbe avvenuto durante la notte. I guerriglieri avrebbero preso d’assalto il villaggio al grido di “Allah è grande”, sgozzando o uccidendo le loro vittime a colpi di arma da fuoco. Quindi, dopo aver razziato le scorte alimentari, si sarebbero dileguati a bordo di dieci veicoli. I superstiti, sotto choc, raccontano di essere fuggiti a piedi dal Borno all’Adamawa. «Secondo le ultime informazioni di cui dispongo sono state uccise più di 60 persone. Ma devo ancora verificare queste informazioni fornite dagli abitanti» ha confermato Maina Ularamu, presidente del governo locale.
La Nigeria non è nuova a questo genere di episodi. Nel Paese la violenza interreligiosa è un fenomeno recente ma drammaticamente consolidato, che ha già prodotto più di diecimila morti. Sebbene l’Islam sia storicamente la religione dominante, il numero di cristiani è cresciuto in modo esponenziale nel corso del Novecento e nel 2003, stando al censimento del Nigerian Religious and Demographic survey, ha superato il 48% del totale della popolazione. La situazione è complicata dalla presenza di numerose sette di musulmani fanatici che spesso si rendono protagoniste di brutali aggressioni.
Tra queste, la più attiva è Boko Haram, gruppo terroristico di matrice jihadista che preme per l’imposizione della Sharia, la legge islamica. Il massacro della scorsa notte rappresenta una rappresaglia in risposta all’offensiva dell’esercito, che mercoledì scorso ha cominciato bombardamenti aerei quotidiani ai rifugi degli estremisti vicino Izghe, nella foresta Sambisa, lungo il confine con il Camerun. Le truppe governative hanno attaccato anche con le forze di terra e gli scontri si sono protratti per diverse ore. Tragico il bilancio: almeno nove soldati e un numero imprecisato di miliziani sarebbero rimasti uccisi. In seguito le autorità del posto hanno chiesto a gran voce l’invio di rinforzi, giunti proprio negli ultimi giorni nella città di Madagali, a circa trenta chilometri dal villaggio teatro dell’ultima strage di cristiani.
In tre Stati del nord-est della Nigeria, tra cui Borno e Adamawa, nel maggio 2013 il governo ha dichiarato lo stato di emergenza nel tentativo di porre fine alle violenze, che durano ormai da quattro anni. Proprio in questa zona lo scorso gennaio si registrarono altri fatti di sangue: a Waga Chakawa un commando di uomini armati aprì il fuoco in una chiesa, mentre a Kawuri a essere preso di mira fu un mercato.