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Categorie: Economia News

Il marketing televisivo è ancora possibile: la tv resta un investimento

Published by
Song Yi Lee

C’era chi pensava che l’avvento di internet, dello streaming e delle web tv avrebbe coinciso con la fine della televisione italiana, ma così non è stato. Anzi, poche settimane fa la nostra televisione ha festeggiato sessant’anni di onorata carriera. Come la radio non è scomparsa dalle nostre case all’arrivo del tubo catodico, così quest’ultimo resiste ai cambi di abitudine dell’audience che è sempre più propenso a preferire le offerte personalizzabili al rigido palinsesto televisivo.

Contrariamente a quanto si può immaginare, il numero degli italiani che guardano la televisione è aumentato negli ultimi anni: nel 2004, infatti, la stima media di telespettatori al minuto era pari al 16,7% della popolazione, mentre nel 2013 la quota è salita al 18,1%. Ma se da una parte cresce l’audience, dall’altra la preferenza verso i canali di tipo generalista diminuisce. Sempre nel 2004 Rai e Mediaset raggiungevano insieme quasi il 90% dell’ascolto complessivo, ma dieci anni dopo perdono circa trenta punti, naturalmente a vantaggio dei nuovi canali sorti dal digitale terrestre, in particolare di Real Time.

Parlando di offerta televisiva non si possono dimenticare le altre piattaforme oltre al Digitale terrestre, ovvero le Pay Tv, le Televisioni satellitari e le più recenti IPTV (Internet Protocol Television). La lotta tra le piattaforme ha caratterizzato l’ultimo decennio della storia della televisione italiana: acquisizione di diritti sportivi e di nuovi format; offerte sempre più customizzabili per tutti i gusti e per tutte le tasche. Ma la vera strategia, che probabilmente giustifica l’aumento dell’audience dell’anno passato e la sopravvivenza del palinsesto italiano, è l’insieme di servizi che ha reso possibile la fruizione della TV in casa o fuori casa attraverso device portatili.

Mobilità e libertà sono quindi le parole chiave che fanno sperare ad un futuro rigoglioso per la televisione italiana. Se gli italiani non si siedono più sul divano in prima serata a seguire un film, allora è il film a seguire lo spettatore, quando vuole lui e dove vuole lui.
Oltre ai siti internet di Rai, sui quali è disponibile la programmazione televisiva in diretta o in differita, Sky e Mediaset puntano rispettivamente a River e Infinity, ovvero una versione di Netflix all’italiana.

Over the Top Television (OTT), sono definite così le reti come Netflix, Hulu, Infinity e la futura River. Sono società che offrono film e serie tv in streaming con un basso costo di abbonamento, solitamente intorno ai dieci euro.
Il successo di Netflix negli Stati Uniti è indiscutibile ma ciò non è una garanzia che accada lo stesso in Italia, soprattutto in questi anni di crisi economica. Sono tanti i fattori che potrebbero influenzarne il successo così come l’insuccesso.

Innanzitutto il fattore economico, sebbene da un lato i biglietti del cinema possono costare più di un abbonamento alle OTT, dall’altro le Pay tv, così come le generaliste, non attendono molto a offrire sulle proprie reti film di successo, e lo stesso discorso vale anche per le serie televisive. Inoltre, la percentuale ancora alta di italiani che preferiscono le principali reti di Rai e Mediaset è un segnale che il pubblico gradisce non solo film e serie Tv, ma anche programmi di varietà, talk televisivi e serie TV di produzione italiana. Ad avvalorare questa ipotesi è ad esempio il successo che hanno avuto serie italiane come Il Commissario Montalbano e talent show come X-Factor.

[Credits immagine: marketingcaffe.com]

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Song Yi Lee