Non l’hanno presa bene, a Bruxelles, la decisione della Svizzera di introdurre un tetto massimo annuale di lavoratori stranieri accettati in territorio elvetico.
L’esito del referendum di domenica infatti ha stabilito che “I tetti massimi annuali e i contingenti annuali per gli stranieri che esercitano un’attività lucrativa devono essere stabiliti in funzione degli interessi globali dell’economia svizzera e nel rispetto del principio di preferenza agli Svizzeri; essi devono comprendere anche i frontalieri. Criteri determinanti per il rilascio del permesso di dimora sono in particolare la domanda di un datore di lavoro, la capacità d’integrazione e una base esistenziale sufficiente e autonoma. Non possono essere conclusi trattati internazionali che contraddicono al presente articolo“. Quindi ora è necessario che i trattati internazionali siano “rinegoziati e adeguati entro tre anni dall’accettazione di detto articolo da parte del Popolo e dei Cantoni“.
Il presidente di turno del Consiglio Affari generali, il greco Evangelos Venizelos, in rappresentanza dei ministri degli Esteri e delle politiche europee, ha ribadito che le libertà fondamentali su cui si fonda il mercato unico sono “indivisibili”, ribadendo più volte che non si può volere la libera circolazione dei capitali e non volere la libera circolazione delle persone.
La portavoce dell’esecutivo europeo Pia Ahrenkilde fa sapere che l’Ue non prevede di proseguire il negoziato con la Svizzera sull’elettricità “alla luce della nuova situazione che si è venuta a creare” che è “una potenziale violazione” degli accordi.
Il portavoce della cancelliera Angela Merkel, Steffen Seibertil, fa sapere che il governo di Berlino comunque “rispetta il risultato della consultazione“, e ricorda come “il nostro interesse sia quello di portare avanti delle relazioni il più corrette possibile con Berna“.
Laurent Fabius, il ministro degli Esteri francese, in un intervento a Rtl, ha definito l’esito del voto “una cattiva notizia allo stesso tempo per l’Europa e per gli svizzeri perché una Svizzera ripiegata su se stessa verrà penalizzata“.
La minaccia neanche troppo velata ai cugini d’Oltralpe è quella di rinegoziare anche tutti gli accordi economici.
Preoccupazioni espresse anche dalla ministra Emma Bonino: “L’impatto del referendum svizzero sulla libertà di circolazione si sta valutando, anche in termini quantitativi, ma è molto preoccupante sia per quanto riguarda l’Italia, ma anche per gli altri accordi con la Ue“, tra cui quelli fiscali.
E intanto, dall’Austria alla Norvegia, c’è chi pensa di prendere esempio dal referendum svizzero e proporre la consultazione anche in altri Stati.