Juventus-Fiorentina è senza dubbio una delle rivalità più forti e accese di tutta la Serie A, uno scontro che non si limita all’ambito calcistico e sportivo ma spazia sino al mondo dell’industria e dell’economia. Una rivalità quasi secolare tra due squadre, due città, due famiglie, due tifoserie.
I primi attriti tra le due società risalgono a ben 86 anni fa, precisamente il 7 ottobre del 1928, quando la Fiorentina si presenta a Torino con una squadra rimaneggiata e piena di dilettanti. La Juventus dell’epoca era già una realtà consolidata rispetto ai Viola e il risultato fu uno schiacciante 11-0 con i bianconeri che non dimostrarono alcuna pietà per i giovani giocatori gigliati. La partita passerà alla storia, grazie al titolo di un quotidiano torinese, come la sfida del “Firenze..ma un dici nulla?“. Fu la scintilla che accese l’odio dei viola verso l’arroganza ed il potere bianconero.
Vi furono poi altre sconfitte eclatanti come l’8-0 del 1953, rifilato dalla Juventus ad una Fiorentina, rimasta in nove uomini, allenata da Bernardini, tecnico che la porterà sul tetto d’Italia solo tre stagioni dopo.
Per arrivare all’episodio che più di tutti ha segnato questa storica rivalità dobbiamo fare un salto avanti di circa trent’anni, precisamente il 16 maggio del 1982, ultima giornata di Serie A. Juventus e Fiorentina sono appaiate a 44 punti e si giocano lo scudetto dopo un campionato combattutissimo e pieno di colpi di scena. Entrambe le squadre non riescono a sbloccare le rispettive sfide che sembrano volgere al termine sul risultato di parità ma nei minuti finali i viola segnano un goal con Graziani, rete che viene annullata tra le proteste della panchina gigliata. Oltre il danno la beffa perchè, praticamente in contemporanea, a Catanzaro viene assegnato un rigore alla Juventus. Penalty trasformato da Brady e bianconeri Campioni d’Italia per la ventesima volta. E’ il punto di non ritorno: la Fiorentina grida allo scandalo.
Per commentare questo incredibile epilogo si scatena tutto l’ambiente fiorentino, il cui pensiero sarà riassunto nelle parole di Zeffirelli, regista e tifoso simbolo dell’odio verso la Juve: “Ho visto Boniperti mangiare noccioline in tribuna, sembrava un mafioso americano“. Una frase mai perdonata dai supporters juventini che ancora oggi scandiscono i cori più ingiuriosi verso il regista di Firenze.
Gli episodi che motivano questo astio si sprecano e non va di certo dimenticata la Coppa Uefa vinta dalla Juventus proprio contro la Fiorentina nel 1990 in una finale che, seppur dovesse essere giocata in un Franchi inagibile, venne disputata dopo mille polemiche in quel di Avellino, feudo “gobbo”.
Il 1990, tra l’altro, è anche l’anno che segna il più grande sgarbo di mercato di tutti i tempi: il passaggio di Roberto Baggio dalla Fiorentina ai bianconeri, trasferimento duramente contestato che sfocerà in violenti scontri cittadini con la polizia. Il rigore rifiutato dal Divin Codino e la sciarpa raccolta durante la sostituzione sono poi momenti che rimarranno impressi nella storia di questa infinita querelle che continuerà negli anni successivi con il trasferimento flop di Felipe Melo e l’affare Berbatov, intrigo internazionale condito da dichiarazioni piccate da parte dei rispettivi dirigenti.
Non passa poi inosservato l’odio tra le due tifoserie, con i tifosi viola, gemellati storicamente con i “cugini” del Torino che recentemente hanno tentato un becero gemellaggio con i tifosi del Liverpool. Negli anni sono stati innumerevoli gli scontri tra le due tifoserie, soprattutto negli anni 80, ed i rispettivi cori e striscioni denigratori inneggianti alla tragedia dello stadio Heysel o al “mostro di Firenze”, passando per l’alluvione del fiume Arno.
La storia recente racconta poi di un clamoroso 0-5 inflitto al Franchi dalla prima Juve targata Antonio Conte ma anche l’incredibile rimonta di questo girone d’andata con uno straordinario Giuseppe Rossi capace di rifilare una tripletta a Gigi Buffon, senza dimenticare il colpo di testa di Osvaldo, allora con la maglia viola, che consentì alla Fiorentina di imporsi all’Olimpico di Torino per 2-3, qualche anno fa.
L’ultimo episodio risale ai giorni nostri con il batti e ribatti tra Diego Della Valle e John Elkann, in totale competizione per le quote RCS e in Confindustria. Il numero uno di Tod’s ha infatti dichiarato: “Qualora avesse voglia di visitare un’azienda che realizza prodotti ottimi con dipendenti molto preparati, con una situazione finanziaria solidissima che non ha mai fatto cassa integrazione e con clienti ed azionisti soddisfatti e fedeli negli anni, me lo faccia sapere ed io lo inviterò a visitare il Gruppo Tod’s. Potrebbe anche rimanere per uno stage, visto che ha molto tempo libero, così potrà imparare cosa vuol dire lavorare per davvero. Nessun rispetto per chi scappa da un paese che vive una situazione drammatica“. Celere e serafica è arrivata anche la replica del rampollo di casa Agnelli: “Non posso pensare che Della Valle abbia preoccupazioni su Rcs, penso che la Tod’s lo preoccupi. La Tod’s va male, è giù del 20 da inizio anno. Rispetto ai suoi concorrenti Prada, Armani, Lvmh e Kering è un nano. Un’azienda di dimensioni piccole e non sta andando bene“.
Un battibecco che riassume alla perfezione l‘eterna diatriba tra due stili, due visioni completamente opposte del mondo del calcio, dell’industria e del tifo. A metà marzo, se entrambe le squadre dovessero passare i rispettivi turni d’Europa League, vi saranno ben tre Juventus-Fiorentina in soli dieci giorni, per la gioia di due popoli che vivono da quasi un secolo quest’incredibile rivalità che probabilmente non verrà davvero mai sanata ma continuerà ad acuirsi nel corso del tempo.