“Per quanto ne so è la prima volta al mondo che vengono riconosciuti danni morali connessi alla morte di una popstar”. Parla in questo modo Emmanuel Ludot il legale dei trentaquattro fan che hanno fatto causa al medico di Michael Jackson, Conrad Murray, responsabile dell’eccessiva dose di medicinali assunta dal re del pop e che ha causato la sua morte.
Secondo la corte di Orleans a cui i fan si sono rivolti, cinque di loro (due francesi, due svizzeri e un belga membri della Michael Jackson Community) hanno dimostrato attraverso certificati medici e testimoni di aver realmente subito un forte turbamento emotivo e per questo sono stati dichiarati vittime, meritando un risarcimento simbolico di un euro ciascuno dal dottor Murray.
Certo non è l’euro ciò a cui miravano i fan e che probabilmente nemmeno richiederanno al dottore bensì lo status di vittima che potrebbe permettere loro di richiedere l’accesso alla tomba di Michael Jackson a Los Angeles, che è interdetta al pubblico; “il verdetto ci permette un raro privilegio, quello di poter visitare la tomba di Michael Jackson a Los Angeles” spiega la Presidentessa della Michael Jackson Community.
Quella alla corte di Orleans è solo l’ultima storia legata al re del pop; un vero idolo, un’icona di musica, danza, spettacolo e moda entrato nel Guinness dei Primati come l’artista di maggior successo al mondo, con più di un miliardo di dischi venduti. Ma non solo. Perfino la sua morte divenne un vero caso mediatico e social tanto che il giorno della sua morte i siti a lui dedicati ma soprattutto i più famosi social network Facebook e Twitter mostrarono un estremo rallentamento dovuto alle migliaia di messaggi lanciati per il re del pop; Twitter stimò all’incirca che vennero mandati più di cinquemila tweet al minuto.