Il buio della follia, il blackout della coscienza, la fine. Così si potrebbe descrivere l’atto di assoluta follia che ha visto protagonista negli USA un padre e la figlia di due anni, Serenity Brown. Lo shock si aggiunge allo shock alla fine di indagini a singhiozzo, che hanno portato alla macabra scoperta solo otto anni dopo il tragico omicidio. Il fatto risale al 2006, ma solo grazie a una casualità è venuto a galla.
La bambina era in braccio alla madre, Paula Johnson, che le stava raccontando una storia quando le risate di questa povera creatura pare abbiano fatto scattare qualcosa nella mente disturbata del padre, Edward (Chuck) Brown. È difficile, inutile, tentare di capire o vagamente avvicinarsi ai meccanismi che a volte si impossessano della ragione, perfino dell’istinto. Non un raptus di rabbia ma una totale sospensione dalla realtà che ha armato quest’uomo fino a uccidere e martoriare il cadavere della bambina. E poi l’occultazione indegna, un pugno allo stomaco e uno schiaffo all’anima. Il cane come tomba.
Una famiglia che ha mantenuto un segreto del genere per anni. In tutto questo un altro bambino. Un bambino che non andava a scuola, continue e prolungate assenze dalla sua vita scolastica. Una madre completamente rapita dal vortice del no sense e che rivela solo dopo anni quello che ha vissuto. Una famiglia probabilmente vittima e oppressa da una personalità malata, ma una famiglia che si è formata su questa personalità. La madre, ora separata dal presunto assassino, ha partorito un altro bambino. Due bambini dal destino già segnato, perché se Serenity è stata uccisa, di certo al piccolo rimasto non sarà stata riservata una vita serena, un trattamento “normale”, per quanto la parola non renda alcuna giustizia.
Secondo il New York Daily News gli assistenti sociali si sono accorti della scomparsa della bambina nel 2011, ma senza il corpo, lo sappiamo ormai fin troppo bene con tutti i casi di cronaca sviscerati dai media, gli elementi su cui indagare sono pochi. La Brooklyn in fiore, la parte crescente della città che sfida Manhattan, è spesso teatro di atti di violenza, qualche sparatoria nei suoi angoli più bui e umidi. Ma questa storia va davvero al di là di ogni scenario, tempo, luogo e retorica.